Qualche giorno fa, facendo zapping tra i social, mi sono imbattuta in un’intervista ad una donna, non più giovanissima, gli occhi pieni di amore e le parole piene di forza, che parlava di alcuni progetti sociali ai quali si dedica dal 2005, dopo che il figlio affetto da una malattia rara, che aveva curato e assistito per 24 anni, era morto, lasciando i famigliari nel dolore, nello sconforto e in piena inattività.

La signora dava indicazione, a chi volesse, per fare donazioni a sostegno della fondazione e delle sue attività; all’udire le sue parole, una voce dal profondo del mio cuore mi ha suggerito di contattarla: parlarne, attraverso la scrittura di un pezzo che il Direttore avrebbe certamente accettato grazie al suo buon cuore, sarebbe stato il mio modo di contribuire.

Francesca Candeloro, di origini abruzzesi, figlia unica, aveva un grande sogno: una famiglia numerosa.
Da giovane si era innamorata di un uomo, anch’egli figlio unico, e insieme hanno avuto due figli: Vincenzo e Pierluigi. Quest’ultimo è nato affetto da una sindrome molto rara, e la mamma gli si è dedicata giorno e notte, vivendo in simbiosi con lui, per 24 anni, fino al giorno della sua morte. La vita di Francesca, dapprima spesa quasi esclusivamente per prendersi cura del figlio, adesso le sembrava non avere più senso; i sensi di colpa e la sensazione di non essere e di non aver fatto abbastanza la assalivano di continuo; ogniqualvolta Vincenzo la chiamava “mamma” lei si sentiva inadeguata, quasi di non meritare quel “ruolo”. Il dolore la stava distruggendo, giorno dopo giorno; distruggeva lei e quello che era rimasto della sua famiglia. Donna di fede, mi racconta che un giorno, in chiesa inginocchiata davanti al Crocifisso chiese: “Signore tu mi devi aiutare, non posso distruggere la mia famiglia. Ti prego, dammi una strada”.

Nacque così, per grazia e Luce ricevute, un’idea che divenne presto realtà: Francesca fondò l’Associazione Il Girasole, con lo scopo di aiutare i bambini poveri, quelli che non avevano nemmeno il pane quotidiano. Francesca, d’accordo con i familiari, decise di vendere tutte le proprietà che sarebbero toccate in eredità a Pierluigi e di destinarne il ricavato in beneficenza.

Attraverso l’Associazione venne a contatto con altre persone, uomini e donne che si sarebbero poi rivelati fondamentali per la realizzazione dei suoi progetti: tra questi Claudio Maneri, presidente dell’Associazione Butterfly, il quale, dedito alla progettazione di pozzi in Etiopia dopo la morte della figlia, le chiese se potesse aiutare a finanziare proprio la costruzione di un pozzo. La signora Francesca, proprio in quei giorni aveva appena ricevuto la caparra derivante dalla vendita di uno degli appartamenti: la somma corrispondeva esattamente alla cifra necessaria per la costruzione del pozzo, quindicimila euro. Quella fu la prima opera realizzata.

Ne parla con la voce colma di emozione Francesca, che continua a raccontarmi, orgogliosa, di tutte le opere che in questi quasi 15 anni ha realizzato, dando fondo a tutti i suoi averi, e grazie alla beneficenza e al buon cuore di molti: “Dal 2007 la mia vita è dedicata ai bambini e alle bambine dell’Etiopia: ho fatto costruire pozzi per garantire l’acqua e migliorare la loro salute. Pensa che all’inaugurazione del primo pozzo mi dissero: Signora suo figlio non è morto, suo figlio è vivo in quest’acqua che i bambini ora possono bere; da allora non è morto più alcun bambino per problemi enterici legati all’acqua insana”.
La signora Francesca ha nel frattempo fondato la Fondazione I Fiori del bene Onlus Pierluigi Tozzi, che raccoglie fondi e promuove iniziative a sostegno di tutti i suoi progetti (www.ifioridelbene.org).

“Ho aiutato anche le suore di un orfanotrofio, garantendo l’istruzione per migliorare la qualità di vita delle bambine in modo particolare. Con orgoglio dico che ad oggi 27 delle mie bambine si sono laureate, le altre hanno un figlio ciascuna (anche il numero di figli è un importante miglioramento culturale). Ho dato vita a sette scuole, l’ultima a fine 2019. Un paio di volte all’anno vado personalmente a controllare lo stato delle opere e per toccare con mano i progressi dei bambini, dei ragazzi e di quelli che orami sono diventati miei figli: mi chiamano infatti mamma, e ora mi sento che quel nome me lo merito tutto”.

I suoi viaggi ora non sono possibili a causa dell’emergenza sanitaria e della guerra in corso in Etiopia, ma il suo impegno non si ferma: ha inviato infatti di recente mascherine e igienizzanti per tutti i suoi bambini, “perché dicono che dobbiamo lavarci spesso le mani ma lì l’acqua è sempre poca e non ne hanno nemmeno per lavarsele le mani”.

Da poco la signora Francesca è diventata nonna di due gemellini che, nati prematuri, sono stati ricoverati presso la neonatologia dell’ospedale di Chieti. Entrando in contatto col primario del reparto, che le ha spiegato la necessità di avere ulteriori attrezzature e macchinari per garantire cure e vita ai gravi prematuri, Francesca ha deciso di estendere la raccolta fondi anche a favore di suddetto reparto dell’ospedale italiano.

La sua voglia di donare è inarrestabile, la sua testa macina mentre il suo cuore le chiede continuamente di trovare sempre nuovi modi per aiutare il prossimo. Le chiedo quali sono i progetti per il futuro: “Le suore dell’orfanotrofio mi hanno detto che non riescono più a mantenere la struttura, perciò mi sono impegnata a dirigerla e sostenerla io, costa circa 20mila euro all’anno. Sogno inoltre di realizzare una casa per gli anziani in Etiopia, voglio continuare ad aiutare il più povero dei poveri e il più misero dei miseri”.

Per chi volesse sostenere la Fondazione e i progetti della Signora Francesca, ampliamenti dettagliati nel sito (dalle adozioni a distanza, alla lotteria) può fare donazioni a mezzo bonifico bancario sull’iban dell’Associazione IT 64 I 0760 1155 00000004901707 specificando il motivo della donazione. Per ulteriori informazioni è possibile contattare la segreteria al 0871-335038.
“Che Dio ti benedica” mi ha detto la Signora Francesca congedandosi. Nessuno mai me l’aveva detto. Grazie!

A cura di Sara Patron – Nella foto Redazione Francesca Candeloro

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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