Quelli che in Abruzzo si chiamano trabocchi, in Emilia Romagna si chiamano capanni da pesca.
Poco meno di un migliaio, questi suggestivi luoghi della tradizione e dell’identità popolare raccontano e tramandano la cultura dell’acqua tra mare, valli, lagune, piallasse, fiumi, canali e torrenti.

Perfetti da scoprire in ogni stagione, offrono al viaggiatore una magica atmosfera, da vivere e da immortalare, tra fenicotteri rosa, saline e borghi marinari.
Una realtà autentica fatta di sagome inconfondibili tra colori e luci, i capanni da pesca sono parenti lontani dei fari, guardiani del mare per antonomasia.
All’alba o al tramonto, nelle giornate di sole o tra le nebbie, assistere allo spettacolo delle reti che vengono issate regala uno scorcio bucolico ed elegante allo stesso tempo.

Da sempre perfetta sintesi tra rifugio e luogo di vita sociale tra sapori, tradizione e solidarietà, dove può capitare spesso di assistere all’appostamento sulle reti appena sollevate di gruppi di uccelli che raccolgono il pesce pescato più velocemente dei pescatori…

Cosa sono, storia e tradizione
I capanni da pesca storicamente nascono come risposta della gente di valle, di fiume e di mare per una necessità naturale di ripararsi e per lo sviluppo di un’attività che consenta di vivere come la pesca. Di base il capanno da pesca è un prodotto povero: ne sono prova l’utilizzo dei materiali, le tecniche costruttive e il luogo dove è localizzato che ne evidenza l’uso per la sussistenza della popolazione che viveva in queste terre.

Quando le distanze o i tempi di pesca lo richiedevano, infatti, era necessario avere un rifugio temporaneo in cui conservare alcuni attrezzi, portare a termine le prime fasi di lavorazione di ciò che era stato pescato o trovare riparo durante la notte o le intemperie. Con le loro grandi reti che si levano sugli specchi d’acqua nelle diverse zone umide, sono parte del patrimonio culturale regionale, caratterizzandone il paesaggio da molti secoli.

Presente sul territorio dal XV secolo, anche se le prime tracce dirette risalgono all’Ottocento, il capanno da pesca si è quindi evoluto insieme alla gente del posto, passando da una forma di sussistenza quotidiana data dalla possibilità di una pesca non professionale che integrava la dieta consentendo anche un piccolo commercio di pesce, a rifugio in tempo di guerra fino alla funzione ricreativa odierna.Evoluti col tempo anche i materiali di costruzioni: dalle canna palustre si è passati prima al legno e falasco e poi ai prefabbricati e alla muratura.

Mentre la dicitura capanno da pesca fa riferimento alla struttura architettonica, gli altri sinonimi utilizzati, bilancione (nell’area emiliana e nel ferrarese) o padellone (in Romagna) si riferiscono all’attrezzo utilizzato per la pesca che prevede una rete quadrata ed un sistema a bilancia di sollevamento, periodicamente (da 2 ai 10 minuti) immersa nell’acqua e sollevata verticalmente.

Dove trovarli
In Emilia, nelle zone più selvagge del fiume Po (come quello nel Comune di Gualtieri), del Parma, dell’Enza (a Brescello nei pressi della confluenza con il Po), del Taro e del Crostolo. Nel Parco del Delta del Po potendo scegliere tra i paesaggi tra terra e acqua delle valli ferraresi e quelli delle pinete costiere ravennati delle piallasse.
Nel forlivese la location è il borgo marinaro di Cesenatico, mentre nel riminese è il mare a fare da sfondo alle caratteristiche sagome.

Capanni da pesca – enogastronomia e sapori
La regola antica della giornata nel capanno era: “us magna cun quel che us ciapa” (ovvero si mangia quello che si prende): oggi non è più sempre così ma l’ingrediente base rimane il pesce. Cefali, acquadelle, anguille, sarde, acciughe e alici, gamberetti, seppie, sogliole e anguille… per apprezzare il gusto e la freschezza del pesce appena pescato sono due i principali modi per cucinarlo: la frittura veloce e la “rustida” termine utilizzato per la gustosa cottura direttamente sulla brace.
In alternativa si possono fare risotti all’anguilla, o di granchio e frittata di omini nudi (chiamati anche bianchetto).

A cura di Celestina Paglia – Foto Travel Emilia Romagna

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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