Il mondo della canzone italiana, negli anni settanta è stato florido di artisti che con la loro professionalità hanno portato la nostra canzone italiana a livello eccelso sia in Italia che all’estero. Tra la fine del conflitto della Seconda Guerra Mondiale conclusosi nel 1948, dagli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta la canzone italiana e le varie etichette discografiche, hanno prodotto il meglio e arricchito una cultura, quella musicale e di canzoni all’italiana.
Posso ricordare i nomi che sono stati una parte di quella musica d’autore che ha caratterizzato un decennio, quello degli anni Settanta e che ancora resiste nel tempo e che ancora a i suoi appassionati. Ve ne sono tanti, ma ho preso in esame solo una parte di un gruppo di cantanti, che hanno rappresentato un momento bello e interessante di quel tempo. Certo che non ho potuto elencarli tutti per motivi di spazio.
Posso così cominciare a parlare della canzone d’autore, ed elencare qualche nome di artisti, che con le loro canzoni hanno alternato la vita, di ogni persona come me, che li ascoltavo.

Gli anni Settanta iniziarono con una nutrita cultura e schiera di cantautori italiani, che parlavano con le strofe e la musica, esclusivamente di temi sociali, di amore, di conflitti sociali ed anche su dei temi prettamente politici.
Questi artisti continuarono sulla falsa riga dei colleghi, e cioè di quelli dell’anno precedente, gli anni Sessanta.
Infatti analizzando le canzoni pubblicate tra gli inizi degli anni Sessanta, non si notano particolari innovazioni tra i cantautori degli anni Settanta, ne personaggi che sappiano stravolgere le regole secondo le quali si muoveva a quel tempo, la canzone italiana e quella d’autore.
Tra le cose da ricordare c’è la drastica decisione di Giorgio Gaber di abbandonare il mondo della canzone, per abbracciare quello del teatro.
La sua trasformazione avvenne però gradualmente, tant’e’ che proprio in questi anni Settanta uscirono due suoi ottimi dischi, dal titolo: “Sexus e politica” del 1970, e i “Borghesi” del 1971; in quest’ultimo lavoro, Gaber mostrò di interpretare alla grande alcuni memorabili brani del cantante francese Jacque Brell, I Borghesi.
Poi ricordiamo, continuando a parlare dei ‘Vecchi” cantautori, o meglio, di coloro che avevano trovato una certa dimensione ed una notevole affermazione, ancora una volta, Fabrizio De André che si mostrò il migliore in assoluto; in questo lasso di tempo pubblicò due album che rimangono nella storia, forse dell musica e della canzone d’autore: La Buona Novella del 1970, ispirato dai Vangeli apocrifi e non al denaro, non all’amore ne al cielo del 1971, un’ottima trasposizione musicale di alcuni versi tratti da La Leggenda di Spoon River, di Edgar Lee Moster.

Altri cantautori del panorama italiano sono, Bruno Lauzi scuola genovese, Enzo Jannacci con le sue canzoni irroniche come, Vengo anch’io no tu no, ha collaborato spesso con musicisti che suonano Musica Jazz, Sergio Endrico, Gino Paoli, Piero Ciampi che acquistò popolarità grazie ad una canzone struggente di rara bellezza dal titolo, Tu No del 1970.
Lucio Dalla, che a scritto e interpretato belle canzoni che si rifanno ai giorni nostri, ma anche a due idoli del volante, Nuvolari e prima di morire il brano Ayrtho, scritto dall’autore cesenate Paolo Montevecchi.
Brano dedicato al pilota brasiliano di Formula uno Ayrtho Senna deceduto tanti anni fa, in una gara automobilistica Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Claudio Rocchi che nei suoi 33 giri, che dai brani Viaggio del 1970 e volo Magico N1 del 1971, si trovano alcune composizioni altamente poetiche come, La tua Prima Luna, e la Realtà non Esiste, declamano un momento di intensa esecuzione tecnica.
Altri cantanti e cantautori degli anni Settanta, che sono arrivati ad oggi, si possono ricordare, Claudio Lolli, Angelo Branduardi, Edoardo Bennato, il compianto Ivan Grazziani e Pierangelo Bertoli.

Uno dei cantautori che si ricorda è Gianmaria Testa, nato in provincia di Cuneo da una famiglia di agricoltori in cui era vivissimo l’amore per la musica e il canto, ma anche la natura e tutto quello che lo circondava.
In questo ambiente famigliare, lui cresce e lo incoraggia a studiare musica e canto come autodidatta: e come strumento sceglie la chitarra, tipico strumento di accompagnamento per canto da solista, in tempi antichi questi venivano chiamati cantastorie, canzoni Folk e ballate tipiche delle regioni d’Italia.
Magari Gianmaria, cantava le canzoni del suo luogo, delle terre piemontesi e del lavoro nei campi, ed ecco che la cultura dell’interpretazione si materializza nelle cante, come noi romagnoli le chiamavamo tra l’Ottocento e i primi del Novecento, brani fatti e costruiti che parlano anche della vita di tutti i giorni, fatta di sacrifici e specialmente per gli agricoltori di lavoro duro nei campi, nei periodi estivi con il caldo assofocante che ti avvolge, il sudore e la fatica, che si faceva sentire sul corpo, la schiena a pezzi alla fine della giornata lavorativa, dove nelle aie ci si ritrovava tutti uomini donne a fare festa e cantare alla sera alla fine del lavoro, magari ringraziando il buon Dio, per il raccolto abbondante.
Gianmaria Testa, con la sua passione per la musica e il canto era questo, a espresso nei primi momenti questo stato d’animo, che è insito nella cultura di ogni uomo e in tutte le regioni italiane con le loro tradizioni, che come molti artisti, compreso il cuneese tramutano in canto folk, Country, come viene scritto in inglese, la lingua anglosassone.
Gianmaria Testa, classe 1958, già aveva dentro di sé il sapore della terra, il sapore del sudore dei contadini compreso i suoi genitori, che con fatica coltivavano la terra.
Dopo aver cantantato da autodidatta, la sua carriera professionale arriva all’inizio del 1990, Gianmaria Testa non tarda a scoprire una forte identità di solista. E dopo aver vinto il premio Musica cultura dedicato ai nuovi talenti della canzone d’autore negli anni 1993 e 1994, incontra Nicole Curtois, produttrice francese, che ne comprende la forza espressiva e nel 1995 esce in Francia, per l’etichetta Label Bleu Amieus, il suo primo lavoro discografico, intitolato, Montgolfiers.
In questo lavoro ha diviso la direzione artistica con l’amico Piero Ponzo, componente del gruppo piemontese Trelilu, che ne ha anche curato gli arrangiamenti.
Tra la fine degli anni Novanta del Novecento e i primi sei anni del 2016 del nuovo secolo, il cantautore piemontese a altre collaborazioni che lo vedono protagonista in lavori fonografici e di concerti live, con i migliori musicisti italiani e europei, che suonano anche Musica Jazz.
Gianmaria Testa, muore il 30 marzo del 2016, all’età di cinquantasette anni, per un male incurabile.

Oggi i dieci cantautori italiani che si dovrebbero conoscere sono: Lucio Corsi, Margherita Vicaro, Iosonouncane, Andrea Lazlo De Simone e Federica Abbate.
Lucio Corsi classe 1993, dopo avere esordito con un lavoro discografico, una raccolta e un concept album dal titolo, Bestiario Musicale, è salito alla ribalta con un suo primo brano da titolo: “Cosa Faremo da Grandi?.
Il suo stile di cantautore si rifà a Paolo Conte e Ivan Graziani, mescolando storie senza senso di tempo e citazioni della vita di un giovane d’oggi, con i vari problemi della vita quotidiana.

Il mercato discografico oggi è cambiato rispetto agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta e anche i cantautori di oggi magari fanno fatica ad imporsi, come i loro colleghi di una volta, che avevano una migliore visibilità sui Mass Media.
Oggi in un era tecnologica fatta di oneline e di mp3, gli artisti preferiscono fare produzioni private, e producendo il loro lavoro, senza il supporto delle case discografiche e degli studi di registrazione e vendendo il loro prodotto privatamente su oneline.
Per quanto riguarda il cantautore di una volta quello per intenderci anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, non c’è molta differenza, i temi sono sempre quelli, l’amore, i sentimenti, i problemi della copia, la politica e i vari problemi che affligono la società moderna di oggi.
Certamente il mondo della musica italiana, le produzioni, accorgersi di un artista con delle buone capacità artistiche notevoli che deve essere in grado di farsi conoscere, e ben difficile e fatica anche ad imporsi.
Dagli anni Cinquanta, fino ad arrivare agli anni Ottanta, le case discografiche aveva un figura professionale, il direttore artistico, era lui che sceglieva ed andava in cerca degli artisti, sparsi in Italia.
Oggi questa figura e quasi scomparsa, e non credo che esista più.
È questo il punto dolente e delicato, ci sono in Italia produttori che non si accorgono degli artisti di spessore, che nascono in casa nostra?
Non è possibile ascoltare tutti i giorni della settimana, un genere musicale, il Rap?
Vi è anche un genere melodico italiano fatto di armonia e melodia e non solo percussioni, con ritmi sincopati, provenienti dall’America.
Ma dei fior fiore di cantautori che meritano più attenzione da parte dei Mas Media e delle case discografiche!
Concludendo, si i cantautori oggi ci sono ancora, e parlano ancora dei soliti temi dei precedenti suoi colleghi e cioè, l’amore, la sofferenza, la gioia, la politica e le varie problematiche che affliggono i nostri tempi moderni.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Redazione

Nella foto in alto: Gianmaria Testa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui