È un percorso “TRA IL MARE DEL SILENZIO” non distante dalla Serenissima dove si notano le spiagge mondane. L’Idrovia litoranea veneta è una rete di vie d’acqua voluta dalla Repubblica di Venezia all’apice del suo massimo splendore. Un sistema idrico che collega in circa 127 chilometri la Laguna veneziana all’Isonzo, unendo canali artificiali, fiumi – il Sile e il Piave, il Livenza e il Lemene, il Tagliamento e le lagune di Venezia, Caorle, Marano e Grado. Una zona che non esiste in Italia, un mondo a sé, con una lingua dialettale.

Per navigare sull’Idrovia, a differenza di quanto accade in mare aperto, non serve nessuna patente nautica, ma occorre confidenza con una nomenclatura spesso misteriosa anche per i più scafati skipper transoceanici.

È, ad esempio, vietato legare la barca alle bricole (due o più grossi pali in legno di rovere o quercia, tenuti insieme tra loro e conficcati nel fondale della laguna), ma anche alle dame, unione di cinque pali di cui uno più alto, sul quale solitamente una luce segnala l’inizio di un canale. Solo le paline, pali solitari, hanno la funzione di attracco.

Un angolo magico è la lunga penisola di Cavallino Treporti, composta da una chilometrica spiaggia di sabbia dorata preceduta da dune, pini, orti, velme (spazi di terra emergenti della laguna, regolarmente sommersi con l’alta marea) e valli da pesca. Con la silhouette di Venezia che si staglia all’orizzonte.

A cura di Claudio Piselli – Foto Imaeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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