Nella riforma fiscale che il governo Draghi vuole accelerare per uniformare una più giusta equità nei confronti dei contribuenti, scatta però una norma sotto la quale il pagamento dovrà essere tracciato. La somma individuata per scardinare il lavoro in nero in Italia, che ogni esercente dovrà fare pagare con moneta elettronica sarà di Euro 30,00. In caso contrario scatteranno sanzioni amministrative con multe salatissime.

Dunque per eliminare il sommerso si entra in un’ottica americana e svizzera, dove quasi tutto viene transato per ogni acquisto, l’unica differenza dal nostro paese agli altri stati citati, che tutto ciò che viene acquistato può essere detraibile al fine delle imposte.

Il Premier Mario Draghi, lo sa benissimo ed ecco perchè nella imminente riforma potrebbe scattare una specie di salvaguardia sia per lo Stato stesso, ma a contraltare per il cittadino onesto, che paga le tasse con regolarità che si riversano su tutta la collettività.

In più nella riforma fiscale, già nel tavolo del Presidente del Consiglio, ci sarebbe la prospettiva di abbassare sensibilmente le aliquote visto il periodo covid, che ha messo in ginocchio il 93% delle Pmi, degli Artigiani. Per loro la possibilità di poter ottenere anche finanziamenti a lungo termine con l’opportunità di creare un debito buono e ritornare a regime entro il 2026.

L’Agenzia delle Entrate avrà il compito di sorvegliare l’onesta degli italiani, con la possibilità di incrociare tutti i dati, dal tenore vita della famiglia, al patrimonio intestato, ai movimenti dei conto correnti bancari, postali e di finanziamenti in essere. Se un conto corrente non avrà movimenti elettronici (acquisti con carta di credito) sopra una certa cifra depositata, per il controllore (Lo Stato) si presume che l’intestatario del conto corrente stesso possa esercitare lavoro in nero e per questo scatterà un accertamento retroattivo di cinque anni dalla Guardia di Finanza o dagli esattori.

Inoltre anche i possessori di auto di lusso dovranno dimostrare la loro capacità reddituale  che sia in linea con i parametri degli stipendi, dei ricavi d’impresa (partita Iva) e delle denunce dei redditi senza tenere conto dei codici Ateco.

In caso di falso di dichiarazione, per il contribuente scatteranno automaticamente sanzioni da pagare con F23 entro i 30 giorni e non si escludono gli arresti domiciliari per bilanci fasulli o addirittura il carcere per bancarotta fraudolenta. Qui dipende dal legislatore se attendere i 3 gradi di giudizio (presunzione di innocenza, salvaguardia dei diritti dell’uomo o della libertà) o attuare le restrizioni per fughe di notizie o alterazioni successive.

Dunque, meno tasse per tutti, ma più onestà nei confronti della collettività per non finire in malora per giusta causa.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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