Le indagini in corso sulla curva della Juve fanno emergere, qualora non fosse già sufficientemente chiaro, un’altra pagina del potere che detengono i gruppi ultrà. In parallelo si allarga l’inchiesta sulle infiltrazioni della malavita nei gruppi ultras per gestire il business dei bagarini.

Ma andiamo per ordine. Nella primavera del 2015 due uomini “vicini” al clan della ‘ndrangheta Belfiore, vengono arrestati per una tentata estorsione alla moglie del capo ultrà bianconero dei “Bravi ragazzi “, Andrea Puntorno, già in stato di arresto dal 2014, per una storia di armi e droga. A svelare i retroscena del business della compravendita di biglietti è la moglie, Patrizia Fiorillo vittima di pesanti minacce da parte degli ex soci del marito. È nei contenuti all’interno del verbale del gennaio 2015, raccolto nell’ambito dell’indagine sulle minacce subite dalla donna dopo l’arresto del marito, che il pubblico ministero torinese ha trovato conferma dell’intreccio di affari che lega la criminalità organizzata al bagarinaggio, emerso dopo l’ultima ondata di arresti.

A latere di questa indagine viene evidenziato un quadro inquietante sugli interessi della criminalità organizzata attraverso gruppi della tifoseria bianconera. Quando nel 2013, un amico della famiglia Dominello, legata alla cosca di Rosanno, propone di aprire un nuovo gruppo ultrà, con lo striscione “I Gobbi”, la prima preoccupazione è quella di non entrare in conflitto proprio con i “Bravi Ragazzi”, che hanno il loro punto di riferimento in Puntorno. In gioco, come evidenziato dal giudice per le indagini preliminari torinese non è la passione calcistica, ma il “lucrosissimo mercato dei biglietti”. Dal verbale dell’interrogatorio della Fiorillo si scopre che un capo ultras, grazie ai sovrapprezzi sui biglietti, incassa fino a 5mila euro a partita. E, come già evidenziato da altre inchieste sulla ‘ndrangheta, una parte del profitto lucroso deve essere versato quale aiuto ai carcerati.

A questo punto la direzione distrettuale antimafia fa scattare un blitz che porta in carcere, per vari reati, quindici persone, legate ai clan calabresi in attività a Torino, Vercelli e Biella. Tra le carte di questa nuova indagine c’è un capitolo che si collega all’altra inchiesta, aprendo un filone sui rapporti tra curva, criminalità e membri del tifo bianconero. Le indagini sono divenute ancora più delicate dopo la morte di un collaboratore della Juventus che si è tolto la vita gettandosi da un ponte, poche ore dopo essere stato convocato in procura e interrogata quale persona informata sui fatti. Anche il club bianconero, ovviamente, sta seguendo gli sviluppi dell’indagine, attraverso i suoi legali.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Marco Iorio

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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