Benvenuti nel paradiso del calcio italiano, anno di grazia 2016.

Con il provvedimento “Daspo” quasi esibito con orgoglio dai rappresentanti più in vista delle frange estreme del tifo e lo Stato alla continua e spasmodica ricerca di un antidoto efficace per arginare la violenza dentro e fuori dagli stadi. Uno Stato che “denuncia” l’inopportunità, a volte, dei rapporti troppo stretti tra le società e le fazioni più calde del tifo. Spalle al campo, megafono in mano, se possibile anche a cavalcioni della balaustra – come fece Gennaro De Tommaso, al secolo Genny’a carogna, uno dei leader del tifo partenopeo, inquadrato da decine di telecamere prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina all’Olimpico – la curva in pugno.

Indizi che costituiscono la prova per identificare i potenti e onnipresenti capi ultrà, con delega a “trattare” con giocatori e forze dell’ordine. Il Viminale parla di oltre 400 gruppi organizzati e 40.000 ultrà che occupano le curve, sempre più spesso in mano a facinorosi e/o a uomini con un passato poco limpido. Il tema della sicurezza negli stadi, chissà perché, viene visto quasi come una fastidiosa appendice dai “signori” del calcio italiano, impegnati più a raggranellare soldi dai diritti TV che a tamponare l’emorragia irreversibile di spettatori.

Oramai siamo al calcio da salotto – alla Fantozzi – birra in mano e passione annacquata. Spesso i club sono sordi ai richiami dei vertici istituzionali, che ad onor del vero hanno battuto diverse strade per cercare di arginare violenza e violenti, anche se non sempre in maniera efficace. Biglietti individuali, tessera del tifoso, tornelli e prefiltraggi hanno contribuito a rendere i controlli più capillari, eppure nelle curve continuano ad entrare personaggi indesiderati e materiale vietato. Così spesso a pagare dazio è la maggioranza degli spettatori, costretta a fare i conti con impianti vecchi e fatiscenti, con file più lunghe e mille altre complicazioni.

Una volta per tutte servirebbe una sterzata vera, da parte di tutti gli attori interessati, per dare una spallata autentica, e non di facciata, al disagio che avvelena il calcio. Perché vanno bene i tavoli al Viminale, va bene l’inflessibilità del governo, va bene l’indignazione popolare e mediatica, va bene il provvedimento dell’ultima ora da sbattere in prima pagina. Va bene anche la dichiarazione di guerra alle curve, ai cori razzisti e ai razzi. Va bene tutto, basta però che il tutto non finisca nel giro di una settimana, e che a leccarsi le ferite, se non peggio, restino sempre e solo le vittime dei pestaggi e/o delle bombe carta. Per capirci quelli rimasti soli, e che ancora si chiedono il perché???

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Ansa

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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