“La giustizia è amministrata in nome del popolo.”

Questa è la scritta presente in molte aule dei tribunali italiani ma purtroppo in pochi ci credono ormai.

L’ennesimo caso che lascia davvero tante perplessità sull’efficienza e il buon senso della giustizia italiana, è avvenuto a Reggio Emilia qualche giorno fa.

Un pakistano 21enne ha abusato di un ragazzino tredicenne disabile suo connazionale e vicino di casa.

Il malcapitato ha avuto il coraggio, nonostante le intimazioni del suo aggressore a tacere, di spiegare l’accaduto ai suoi genitori e così è scattata la denuncia.
I domiciliari, insieme ovviamente al divieto di avvicinarsi alla vittima sembravano la pena minima per questo adolescente che si è scoperto poi essere recidivo.
Non è quindi l’unico episodio di violenza che lo ha visto coinvolto.

Perfino il connazionale che lo ospitava in casa ha deciso, venuto a sapere dell’accaduto, di sfrattarlo.
Eppure nonostante in primo appello il sostituto procuratore Maria Rita Pantani avesse chiesto l’arresto del soggetto, il giudice Ghini ha deciso per tutt’altra strada, convincendosi della versione dello straniero che ha sempre affermato che la vittima fosse consenziente.
Sentenza finale? Il pakistano deve stare alla larga dalla sua malcapitata vittima, però è ancora a piede libero, senza diritto di espatrio, ma soprattutto senza applicazione, che invece sembrava doverosa, del braccialetto elettronico.
Tale decisione è stata motivata dal giudice col fatto che il luogo dove è avvenuto l’abuso è facilmente controllabile.

Il verdetto finale ha fatto imbufalire tantissime persone che si sono anche scatenate tramite i social per denunciare lo scempio, e le incomprensibili decisioni della giustizia italiana.
Qualcuno ha commentato anche di vergognarsi di essere italiano.

Quel che è certo è che se fosse avvenuto in un altro paese la sentenza sarebbe stata molto più dura, congrua al reato commesso, come invece non è avvenuto, chissà il perchè in questo e in tanti altri casi che coinvolgono il nostro paese.

Purtroppo la giustizia italiana e i suoi interpreti spesso è inspiegabilmente comprensiva e buonista.

E’ora di finirla…..

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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