Anche l’Italia ha i suoi cantanti country. Ebbene sì, questo genere musicale sta spopolando nella nostra penisola e Giulio Rosetti, in arte Giulio Wilson, sta cavalcando questa onda. Wilson (classe 1983), da Firenze, prende questo nome da suo nonno che nacque lo stesso giorno in cui l’allora presidente degli Stati Uniti Wilson fece visita in Italia. Fonda il suo primo gruppo musicale Antisgamo, successivamente farà parte del Gruppo Musicale Sedrianese e dei Fiati Sprecati, dove continuerà a suonare il sassofono e pianoforte. Ha collaborato tra gli altri con Bobby Solo, Vinicio Capossela e Marco Di Maggio, uno dei migliori chitarristi dei nostri giorni. Fino ad arrivare all’ esordio tra i grandi, grazie all’ uscita del suo primo album: ‘Soli nel Midwest’. Ma Giulio, ha anche un’ altra passione a cui non può rinunciare: la viticoltura. Scopriamo come riesce a far coincidere così bene vino e musica.

Quando hai capito che la musica stava diventando importante per te?

“La musica è sempre stata importante per me e non è con il successo che misuro l’ importanza di quest’ ultima. Io penso che qualsiasi artista che si rispetti manifesta la sua arte, in primis, per se stesso e ciò che ne deriva è solo una conseguenza. In questo mio primo album, ho curato in maniera maniacale gli arrangiamenti, dando molta importanza alla scrittura e alla registrazione, perché sentivo finalmente di aver raggiunto una certa maturità espressiva e artistica in senso lato.
Oggi la musica è diventata una delle cose più importanti della mia vita, non si vede che faccio sul serio?”

Giulio, che genere di musica ha accompagnato la tua vita, fino a questo momento?

“Ho sempre ascoltato molta musica, senza precludermi mai nulla. Quando ero bambino, a volte mi sentivo quasi preso in giro dai miei compagni di scuola perché mi vedevano ascoltare certa roba. Mi emozionavo ad ascoltare la musica classica, ma nello stesso tempo non mi tiravo indietro e sentivo anche la dance. Oggi ho una particolare preferenza per tutte le composizioni nate dal basso. Le nostre musiche popolari, ad esempio quelle di protesta dei lavoratori, ma anche per quelle che hanno radici in Africa e che si sono sviluppate negli stati meridionali dell’ America. È laggiù che è nato il blues e il soul. Adoro le voci rotte che trasmettono uno stato d’ animo, le voci profonde, quelle black hanno sempre avuto qualcosa di affascinante. Ultimamente, sto ascoltando molta musica di artisti emergenti soprattutto italiani, senza mai tralasciare la musica country del passato come Willy Nelson e Merle Haggard”.

Quanto è cambiato, secondo te, il ruolo dell’ artista negli ultimi anni?

“Oggi l’ artista emergente non può più limitarsi a essere solo l’ artista che compone un brano. L’ artista di oggi deve fare molte più cose rispetto al passato. L’ artista è l’ unico vero imprenditore di se stesso. L’ era delle ricche case discografiche è davvero finito e per questo bisogna sempre più spesso esporsi in prima persona, a volte anche economicamente, organizzando e pianificando il lavoro senza segretari al fianco”.

Ti occupi anche di altro oltre alla musica, vero?

“La mia seconda passione è il vino. Sono anche produttore e gestisco un piccolo ristorante in centro a Firenze. Adoro la campagna, sono cresciuto a pane e olio con l’ odore della terra tra le mani. Ancora adesso mio babbo lavora la terra, pota le vigne e coltiva gli olivi. Forse è per questo che nella mia musica si ritrovano suoni rurali, così vicini al mondo contadino”.

Parlami del tuo album d’ esordio… Sei emozionato?

“Sono molto emozionato. È un album di spessore che si caratterizza per certe sonorità country, alla vecchia maniera, senza troppa elettronica. Poi ci sono tante collaborazioni di prestigio con Bobby Solo e Eddy Mattei, storico collaboratore di Zucchero che mi ha aiutato con gli arrangiamenti e poi Roberto Piumini, il famoso poeta e scrittore che ha concesso la sua penna, firmando il testo di due brani”.

Hai già altri testi che vorresti sviluppare?

“Sì, ho molte idee, alcune chiuse in un cassetto in attesa di trovare la loro strada. A volte devo tenere a bada l’ entusiasmo, perché se fosse per me farei già un altro album da 30 tracce. Non smetto mai di scrivere e non nascondo di essere una persona ambiziosa: mi sono ripromesso che il prossimo lavoro sarà ancora meglio”.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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