Giovanni Paolo I sarà beatificato da Papa Francesco oggi nella Basilica in San Pietro. Papa Luciani, il patriarca di Venezia, uomo mite, sapiente, punto di riferimento imprescindibile nella storia della chiesa, viene definito come il “papa del sorriso”, dall’acuta e aperta intelligenza, pastore innamorato del suo gregge, ma anche uno studioso, amante della letteratura. Affermava spesso che se non fosse diventato sacerdote avrebbe fatto il giornalista.

Per il suo magistero, segnato da un percorso di continuità nell’applicazione del Concilio Vaticano II, scelse la parola humilitas (umiltà), per lui vertice della sapienza. Fermo nell’essenziale della fede, ma aperto dal punto di vista sociale e alla ricerca dell’unità dei cristiani, fu molto vicino ai poveri e ai lavoratori. Ha potuto rivolgere uno sguardo profetico sulle ferite e i mali del mondo, mostrando quanto anche la pace stia a cuore alla Chiesa, con riferimento alla beatitudine dei poveri di spirito e alla Lumen Gentium. Insisteva sul ritornare alle fondamenta della chiesa Cattolica. Luciani è stato un uomo sapiente e al contempo capace di esprimersi in modo sensibile e semplice, accessibile a tutti.

Durante il suo breve pontificato ha prodotto un buon numero di note, omelie e discorsi, lettere e riflessioni; in particolare queste ultime racchiudono il senso di un magistero che mette al centro la virtù dell’“Umiltà” insieme alle virtù teologali, Fede, Speranza e Carità. Nel 59’ diceva: “Io cercherò di avere davanti a me un episcopato con questo moto. Fede, speranza e Carità, se mettiamo in pratica queste cose siamo a posto. Cercate anche voi di fare altrettanto, siamo tutti poveri peccatori”. Questa è santità vissuta non con eccezionalità ma come stoffa dell’agire cristiano. La sua testimonianza è per vivere da cristiani nella chiesa e per la chiesa, in cui il popolo di Dio si identifica e si edifica. Pertanto Luciani diventa un modello imitabile da tutti.

Papa colloquiale, diretto, pieno di gioia nella speranza, muore in maniera repentina e inaspettata a solo 34 giorni del suo pontificato. Proprio sulle orme di san Giovanni XXIII e San Paolo VI si unì ai loro nomi in segno di continuità con i suoi due predecessori; il doppio nome fu accolto con stupore e assoluta novità.

Contento di insegnare il catechismo ai bambini,Papa Luciani, con una straordinaria sensibilità culturale parla di fede citando Trilussa, Dante, Giuseppe Gioachino Belli, il Manzoni da cui prende spunto per rendere più attrattiva la sua comunicazione, sempre destinata ad annunciare la salvezza.

Il richiamo alla letteratura è per altro una sorta di accesus ai temi che gli sono più cari, la povertà e l’umiltà, per una Chiesa inalberata da Cristo insieme ai veri riformatori, da San Francesco a Charles de Foucauld, questo ultimo soprannominato, per la sua carità, il “Fratello Universale”. Una linea non lontana dalla Fratelli tutti.

Nel volume Giovanni Paolo I. Il Magisterio. Testi e documenti del pontificato si raccontano le numerose espressioni tratte dai suoi discorsi pubblici; tra tutti il sostegno dato ai colloqui di pace tenutisi ad esempio dal 5 al 17 settembre 1978 a Camp David con l’allora presidente degli Stati Uniti Carter, il presidente egiziano Al-Sadat e il primo ministro israeliano Begin. Il suo magistero, durante anni difficili e convulsi, sarà orientato concretamente a sostenere la pace nel mondo promettendo di lavorare attivamente per essa, con tutti i mezzi possibili per disattivare ogni tipo di conflitto. Dirà che “di pace hanno fame e sete tutti gli uomini, specialmente i poveri che nei turbamenti e nelle guerre pagano di più e soffrono di più”.

Il suo pontificato, pieno di speranza, anticipa tempi nuovi. Tra i testi da pubblicare spicca l’impegno di Giovanni Paolo I per il dialogo ecumenico, un tema molto attuale, uno dei capisaldi del pontificato di Francesco.

A cura di Televideo – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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