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STOP AI GIOVANI CHE SFIDANO IL CORONAVIRUS

Giovani che non riescono a stare in casa, e affrontano il virus senza alcuna paura, spesso con il totale disinteresse dei genitori. “Le misure individuali di limitazione di contatti sociali sono fondamentali per poter contrastare il coronavirus, facciamo appello al senso di responsabilità di tutti”.

Questo il messaggio dato da Silvio Brusaferro, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Nelle tv, attraverso le radio e sui social non si fa altro che sentire la stessa richiesta: evitare di uscire ed avere contatti. Sollecitazioni, che però, spesso, sono completamente inascoltate dai ragazzi, che in diverse occasioni, hanno dimostrato poco buonsenso: sfidare il virus senza alcuna paura è un atto di totale incoscienza.

Un ruolo importante e cruciale lo svolgono anche i genitori, che troppe volte assecondano le richieste dei figli a causa della paura di dire “no”. Il termine spagnolo “botellon” sta a indicare un fenomeno in cui i ragazzi si ritrovano in gruppo, numerosi, per consumare all’aperto bevande alcooliche.

Difficile sicuramente chiedere agli adolescenti di stare a casa, di rallentare la socialità, ma non sono assolutamente giustificate le loro scelte di aggirare l’ostacolo, fregandosene bellamente dei richiami da parte delle autorità sanitarie, che da giorni, stanno implorando per uno stile di vita meno frenetico, l’unico in grado di allentare i contagi.

Fortunatamente esiste anche una parte di ragazzi che ha colto perfettamente il senso dell’emergenza. Addirittura alcuni si mettono a disposizione per fare volontariato in famiglia, perchè magari c’è un nonno, o un genitore malato oncologico, o perchè si rendono conto che è da irresponsabili continuare a vedersi in giro, per essere poi veicolo di virus, ai danni di altri, più esposti fisicamente.

Da un indagine condotta al riguardo, avente per oggetto l’allarme coronavirus tra i giovani, risulta che il 57% dice di essere preoccupato, anche se solo il 27% teme di poter essere infettato.

Le ragioni di questi comportamenti non corretti sono diverse, non attribuibili solo alla superficialità giovanile rispetto ai grandi problemi, ma più verosimilmente a un difetto anche di comunicazione istituzionale, che ha influito nel non mettere in guardia subito questa parte della popolazione dai rischi ai quali potrebbe andare incontro.
Un dato su cui riflettere, è che il Coronavirus e i suoi effetti, il 67% dei giovani lo apprende quasi esclusivamente attraverso il web e solo il 27% dice che segue Tv e programmi dedicati. Internet, diciamolo, è il terreno fertile in cui montano le fake news, in cui si generano notizie incontrollabili che di frequente finiscono per fare opinione.

Ergo, il prevalere della RETE nel canale informativo dei giovani è certamente uno dei problemi da affrontare dalle istituzioni, per comprendere come far arrivare ai giovani le giuste notizie. Ad aumentare il danno, ci sta anche la chiusura delle scuole, poichè diventa impossibile per i docenti essere testimonial di informazioni veritiere, o comunque scientificamente approvate.

E finisco, mi si perdoni, perchè non vuol essere una critica, ma una semplice sottolineatura critica, aver fatto girare la comunicazione che il rischio di contagio tra i giovani è basso, e che a morire sono solo “i vecchi”. Il numero dei morti nulla ha a che fare con l’età, tanto meno con il virus, e concludo ricordando un passo magnifico tratto dai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, la madre di Cecilia al tempo della peste a Milano: “…scendeva dalla soglia di uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza passata ma non trascorsa…..portava essa in collo una bambina di forse nov’anni… morta, la madre la mise lì..addio

Cecilia, riposa in pace, stasera verremo anche noi…per restare sempre insieme…come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade
insieme al fiorellino ancora in boccio, al passar della falce, che pareggia tutte l’erbe del prato.
E’ vero, i tempi cambiano, ma chissà, se qualcuno, avesse l’ardiredi leggere un passo come questo, io sono certa che molti più giovani diventerebbero sicuramente più consapevoli!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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