Nel secondo incontro col dottore psicologo Fabio Molari, si sono analizzati i disagi giovanili in ambito famigliare.
Anche in questo caso l’assunto base non cambia: tali malesseri cioè si manifestano in diverse modalità e con diverse forme.
Essi però non sono da confondere con le dinamiche tipiche della fascia d’età. Ad esempio ogni ragazzo nella fase adolescenziale(15-16-17 anni) tende a ribellarsi alla famiglia, ma ciò non implica per forza la presenza di un qualche disagio, ma semplicemente una situazione transitoria legata all’età.

I disagi sono ben diversi e per evitare che succedano situazioni spiacevoli come quelle che offre la cronaca, ma anche meno estreme, come quelle che invece offre la quotidianità senza echeggiare nei media, serve avere una buona famiglia.
Proprio l’istituzione più antica del mondo, gioca per lo psicologo il ruolo fondamentale, insieme alla scuola, per aiutare i giovani a non perdere la giusta via.
“Il ruolo della famiglia nella nostra società è determinante oggi più che in passato. Prima infatti istituzioni come la scuola e la chiesa concorrevano molto più attivamente nel ruolo educativo. Oggi molto meno, si è verificato un annullamento dei ruoli educativi e sociali, ed è per questo che la famiglia è fondamentale”.
Questo dunque il vero problema, la perdita dei ruoli sociali di alcune istanze, in nome della libertà e della democrazia.
Non va però mai dimenticato che essere liberi non significa fare ciò che si vuole, quando si vuole; al contrario. La libertà è la possibilità di fare scelte, nel rispetto però di regole che permettono di non limitare la libertà altrui.

E se non ci sono ruoli sociali definiti, non c’è libertà, non c’è educazione.
Senza educazione i giovani non hanno punti di riferimento e si smarriscono cadendo in situazioni di profondo disagio.
“La trasmissione dell’educazione, dipende dalla presenza o meno nei genitori, di certi valori. Ognuno di noi ha i suoi credo, i suoi valori che dipendono a loro volta dall’educazione precedentemente ricevuta e dal contesto sociale in cui sono cresciuti”.
Anche qui però occorre un certo equilibrio: essere troppo permissivi alla lunga non paga; si concede ai figli al giorno d’oggi di fare tutto, perchè c’è la paura di dire no, il timore che questi si ribellino. Così però il giovane pensa che gli sia tutto dovuto, tende a infrangere le regole che per forza la società gli impone, proprio perchè non è stato educato al rispetto dei ruoli.

C’è poi, al contrario, chi mette troppe pressioni perchè rivede se stesso nei panni del figlio. “Se ci sono troppe pressioni da parte dei genitori, la conseguenza non è la ribellione, come molti si potrebbero aspettare, ma l’ansia e l’insicurezza due fattori scatenanti disagio”.
La soluzione, come spesso accade è trovare un equilibrio tra i due modelli educativi.

Doverosa a questo punto una domanda:
“Dottor Molari, lei che soluzione propone per stroncare sul nascere queste situazioni di disagio?”
“Ma guardi, per rispondere a questa domanda bisognerebbe scrivere un libro (sorride).
A mio parere è necessario tornare ad investire molto di più sulla scuola, e non solo dal punto di vista murario o di formazione degli insegnanti, ma anche e soprattutto sul suo ruolo educativo. Non solo maestra di cultura, ma anche e soprattutto scuola di vita, per far capire ai giovani come si sta al mondo.
Inoltre bisognerebbe smettere di considerare le scuole professionali come inferiori rispetto ai licei; scuole che ti insegnano una professione, inserendoti spesso nel mondo del lavoro, sono nobili come quelle in cui si studiano Cartesio o Platone”.
Tutto questo quindi si può tradurre con un’equazione finale.
Società funzionante=Scuola Funzionante=Famiglia funzionante; la formula non è detto possa risolvere tutti i problemi, ma sicuramente aiuterebbe molto a combattere certe situazioni di disagio.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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