È il primo dicembre 1988 quando viene istituita la Giornata mondiale contro l’Aids. Un cambiamento epocale per la prevenzione dall’Hiv e per promuovere un’informazione corretta su un’atroce malattia, di cui si inizia a parlare nel 1981, quaranta anni fa, quando i Centers for Disease Control and Prevention segnalano un inspiegabile aumento di polmoniti in giovani omosessuali. Il virus viene isolato e identificato tre anni dopo da Robert Gallo. Con uno sforzo scientifico senza precedenti, in meno di sei anni arrivava il primo farmaco antiretrovirale per controllare l’infezione.

Ancora un decennio e debuttava la HAART, la terapia combinata a più farmaci in grado di abbattere la mortalità. Oggi sono molti i traguardi raggiunti nelle cure, ma restano i problemi nella gestione di una piaga sanitaria che ha portato alla morte di 45mila persone solo in Italia e 35 milioni nel mondo.
Nella Giornata mondiale contro l’Aids quest’anno si celebra anche la necessità di perseguire tutti gli obiettivi fissati: il primo dei quali è sconfiggere l’epidemia entro il 2030. “Da quando il virus Hiv è stato identificato per la prima volta nel 1984, ha causato più di 35 milioni di morti” nel mondo, rendendo quella di Aids “una delle pandemie più distruttive della storia“.

E mentre “l’attenzione del mondo è concentrata su Covid-19, non possiamo dimenticare” questo “altro virus mortale che ha devastato vite e comunità per quasi 40 anni” dice Hans Kluge, direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa, che insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha diffuso un report.

Dei 38 milioni di persone che convivono con l’Aids, secondo i dati dell’Unaids, 36,2milioni sono adulti e 1,8 milioni sono bambini con meno di 15 anni. Negli ultimi anni sono stati registrati importanti progressi nel contrasto alla malattia, non solo nei Paesi più ricchi, ma anche in quelli a basso e medio reddito: il numero delle nuove diagnosi è diminuito nel tempo passando dal picco del 1998 con 2,8 milioni di nuove infezioni a 1,7 milioni nel 2019. Inoltre alla fine di dicembre 2020 erano 27,5 milioni le persone con Hiv che avevano accesso alle terapie antiretrovirali, rispetto ai 7,8 milioni del 2010.

Il Direttore editoriale Carlo Costanitini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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