In occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, si fa il conto di quanto fatto e di quanto ancora resti da fare per contrastare il fenomeno della discriminazione.

Tuttavia, nonostante i molti appelli, la legge contro l’omofobia è ancora ferma in Senato da troppo tempo. L’Arcigay denuncia che nell’ultimo anno gli episodi segnalati dai mass media di questo tipo di discriminazione sono stati 104. E secondo quanto spiegato dall’associazione, questa sarebbe solo la punta dell’iceberg.

Il testo della legge, approvato in prima lettura dalla Camera il 20 settembre 2013, e trasmesso dopo 4 giorni a Palazzo Madama, non è nel calendario dell’Aula e non procede da tempo, anche se sono stati presentati gli emendamenti. Tra gli altri, hanno destato polemica alcune proposte di modifica del senatore Carlo Giovanardi accusato dal Movimento Cinque Stelle di equiparare omosessualità e pedofilia.

Tra gli emendamenti ce ne sono anche alcuni del M5S che propongono, in caso di condanna, l’obbligo di lavorare da sei mesi a un anno in un’associazione che tutela omosessuali, bisessuali, transessuali o transgender.

Il provvedimento introduce nel nostro ordinamento il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica. Temperata, però, dalla previsione esplicita che “non costituiscono discriminazione la libera espressione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee”, anche nel caso siano “assunte” in “organizzazioni” politiche, sindacali, culturali, religiose.

Nel dettaglio si prevede: carcere fino a un anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull’omofobia o transfobia.

Reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi in qualsiasi modo “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia”.

Reclusione da 6 mesi a 4 anni per “chiunque partecipi ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia”. Tali formazioni sono espressamente vietate dalla legge. La pena per coloro che le promuovono o dirigono è la reclusione da 1 a 6 anni.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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