Giordano Bruno fu una figura centrale nella storia dell’esoterismo europeo o per meglio dire un vero e proprio spartiacque dei misteri antichi.

Nella sua tradizione filosofica confluirono le più lontane discendenze ermetiche, unite alle teorie del neoplatonismo rinascimentale, dei cabalisti ebrei e cristiani.

La sua influenza si espanse soprattutto in Germania e in Inghilterra nei vari circoli di giordanisti e nei “cenacoli segreti” che dovevano contribuire, in modo specifico, alla formazione del sistema simbolico della moderna Massoneria, costituita da due filoni, nei quali Giordano Bruno fu un maestro.

Il primo fu l’arte della memoria, non intesa solamente come semplice mnemotecnica, bensì come filone del sapere che si collega alle sequenze analogiche delle immagini, in modo tale che l’individuo possa ricongiungersi agli archetipi, intesi come primo esemplare assoluto di ogni cosa.

Il secondo filone riguardava la reinterpretazione dell’astrologia, non vista come matrice di oroscopi ma rivolta ad accogliere nelle sue varie rappresentazioni, gli specifici segni della virtù e della potenze dell’anima.

Entrambi furono compiti immani e profondi, tali da essere definiti magici per il loro senso di trasformazione e di umanitarismo, attraversando anche la via occultistica.
La domanda che spesso si pongono i fautori di Giordano Bruno è il perchè dopo otto anni di durissima prigionia nelle carceri della Sacra Inquisizione egli, attraverso le sue formulazioni, giunse al rogo al Campo de’ Fiori, a Roma, il 17 febbraio del 1600. Purtroppo a tutto questo non vi è risposta certa.

Ricordiamo comunque necessariamente alcune tappe della sua vita: nato a Nola nel 1548 da una famiglia contadina o di media borghesia, entrò nell’ordine domenicano all’età di soli 14 anni, nel 1572 fu consacrato sacerdote, conseguendo successivamente un dottorato in teologia, nel 1575.

Nel 1576 dovette fuggire da Napoli poiché venne accusato di eresia e fu avviato un primo processo a causa di alcune conclusioni che egli rese pubbliche, relative ad un suo studio approfondito sull’esegesi biblica.
Egli sosteneva che il Divino come “Mente” aveva origine dalla Natura in quanto Trascendenza, ma come Intelletto ne era il cuore e la matrice e, in quanto Spirito, si identificava con l’Anima Universale.

Tali concetti furono abbastanza difficili da comprendere dalle autorità cattoliche dell’epoca, tanto che vennero messi in discussione alcuni dogmi cristiani del tempo, quali la veridicità della Vergine Madre e il valore religioso del modo in cui veniva amministrata l’Eucarestia.
Successivamente venne ingiustamente accusato di complicità di un assassinio e di conseguenza dovette fuggire da Roma, iniziando così il suo peregrinare per il resto della sua vita, inizialmente in Italia settentrionale e poi in tutta Europa, dove venne accolto in alcuni casi con tutte le onoreficenze possibili, mentre in altre situazioni fu contestato tumultuosamente.

A Parigi infatti, alcuni gruppi di studenti gli negarono ogni possibilità di insegnamento, poiché si contrapponeva alla filosofia di Aristotele e dei suoi seguaci, gran in voga in quel periodo storico.
Non c’era in realtà molto da stupirsi riguardo la visione di Giordano Bruno e dell’epoca, egli era infatti considerato un individuo con una particolare ottica profana, progressista e reazionaria.

Egli appoggiava la concezione copernicana del nostro sistema planetario, concependo l’Universo come un’unità infinita per estensione e per numero fisso di stelle e pianeti che lo compongono, anche se la sua speranza fu sempre che si rivivificasse il mondo degli déi egizi, in quanto riteneva si trattasse della più originale formulazione della “filosofia dell’intelletto”.

Analogamente, nella sua concezione, vi era solo un’unica sostanza dell’Universo, che non era materialistica, cioè la materia era anch’essa manifestazione della vita, la quale doveva passare per una creazione prima spirituale e successivamente concreta.
Per il pensatore di Nola quattro furono le Scienze sacre: l’Amore, l’Arte, la Magia e la “Mathesis Divina” ossia il calcolo astrale, l’Astrologia nella sua più alta eccezione.

Queste quattro discipline potevano condurre alle seguenti aree sacre: all’Atrium Apoilonis, all’Atrium Minervae o all’Atrium Veneris, ciascuna delle quali conduceva, a sua volta, ad una combinazione ternaria definita come Mens, Intellectus e Amor, mitologicamente rappresentata dal triangolo greco-romano di Bacco (Dio del vino e del piacere), non Diana (Dea della caccia) ed Hermes Trismegisto (Dio rivelatore della Verità e mediatore tra gli uomini e gli Déi).

A cura di Barbara Comelato – Foto Repertorio fonte Altervista

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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