Si conferma decisamente la discesa della curva pandemica in Italia. Tutti i principali indicatori hanno ormai il segno meno, compresi i decessi. Cala la pressione sugli ospedali: nell’ultima settimana per i ricoveri si registra un calo del 16,2% nei reparti ordinari e del 19,9% nelle terapie intensive. È quanto emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe.

In particolare, in area critica si passa dal picco di 1.717 del 17 gennaio a 896 del 22 febbraio; in area medica dal picco di 19.913 del 31 gennaio a 13.076 del 22 febbraio. Al 22 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 20% in area medica e del 9,3% in area critica. Ad eccezione di Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Veneto, tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica; 10 Regioni vanno oltre la soglia del 10% in area critica. “Si conferma un’ulteriore riduzione degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – la cui media mobile a 7 giorni scende a 66 ingressi/die rispetto agli 80 della settimana precedente”

“Se i dati consentono di guardare avanti con ragionevole ottimismo, non è accettabile approfittare della fine dello stato di emergenza per confondere le carte in tavola: discesa della quarta ondata non significa circolazione endemica del virus né, tantomeno, fine della pandemia. Tali accezioni, infatti, rappresentano distorsioni della realtà che disorientano la popolazione e rischiano di legittimare decisioni azzardate”. Questo il commento di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che nel report di monitoraggio indipendente su Covid-19 sottolinea: “Indipendentemente dal termine dello stato di emergenza, al momento è impossibile abolire misure di sanità pubblica come mascherine al chiuso e isolamento dei positivi, indispensabili per consentire la completa riapertura di tutte le attività”.

“La quarta ondata – conclude – è in piena fase discendente, con evidente riduzione della pressione ospedaliera e dei decessi. Tuttavia, 50 mila nuovi casi al giorno, tasso di positività dei tamponi al 10% e quasi 1,3 milioni di casi attualmente positivi dimostrano che la circolazione del virus è ancora piuttosto elevata”, ma soprattutto, esorta Cartabellotta, “lo sguardo deve essere sin da ora rivolto al prossimo autunno-inverno: se è ragionevolmente certa una tregua nei prossimi mesi, questo tempo prezioso deve essere sfruttato al meglio per un’adeguata programmazione. Perché con il nuovo inverno il risveglio dal ‘sogno collettivo’ potrebbe essere molto brusco”.

Per quanto riguarda le vaccinazioni la Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio indipendente rileva che “per un nuovo richiamo per la popolazione generale sono necessarie ulteriori evidenze scientifiche oltre che l’autorizzazione delle autorità regolatorie. Qualora i dati dimostrassero la necessità di un richiamo annuale, è verosimile che la priorità sarà data alle persone anziane e fragili, sia perché più esposte al rischio di malattia severa, sia perché sono state le prime a ricevere la dose booster. Gli ultimi dati del Centers for Disease Control and Prevention e della UK Health Security Agency confermano la posizione dell’Ema: l’efficacia di tre dosi di vaccino nei confronti della malattia severa, nonostante un lento declino, rimane elevata (75% circa dopo 3-4 mesi). In ogni caso, al di là delle evidenze scientifiche, un ulteriore richiamo per la popolazione generale o per specifiche categorie a rischio, dovrà comunque essere preventivamente autorizzato dalle autorità regolatorie”, scrive Gimbe.

Per quanto riguarda la copertura vaccinale il monitoraggio della Fondazione Gimbe evidenzia che al 23 febbraio l’83% della popolazione (n. 49.167.918) ha completato il ciclo vaccinale, ma restano 4,9milioni di persone vaccinabili che non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose. Risultano in calo nell’ultima settimana il numero di somministrazioni: crollano del 34,2% le terze dosi e del 46,8% i nuovi vaccinati. L’85,4% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino.

A cura di Elena Giulianelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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