“Oltre ai noti ritardi di consegna da parte di Pfizer – dichiara Renata Gili, responsabile Gimbe Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – AstraZeneca ha comunicato alla Commissione Europea una riduzione della fornitura stimabile fino al 60% nel 1 trimestre, mentre CureVac non potrà consegnare entro marzo le 2,019 milioni di dosi previste dal Piano vaccinale, visto che lo studio di fase 3 e’ stato avviato solo il 14 dicembre”.

Di conseguenza, al netto di ritardi di consegne, entro il 31 marzo 2021 il nostro Paese dovrebbe disporre di 16,557 milioni di dosi, di cui 8,749 milioni da Pfizer-BioNTech e 1,346 milioni da Moderna e 6,462 milioni da AstraZeneca, anziché i 16,155 milioni previsti dal Piano vaccinale. Peraltro su AstraZeneca i conti non tornano visto che è stata annunciata una fornitura di 3,4 milioni di dosi.

“Con queste disponibilità – puntualizza Cartabellotta – solo il 14% della popolazione (circa 8,278 milioni di persone) potrà completare le due dosi del ciclo vaccinale, ma non prima della metà o addirittura della fine di aprile, ovviamente previa autorizzazione condizionata del vaccino di AstraZeneca che potrebbe essere soggetto a limitazioni per i soggetti di età superiore ai 55 anni con conseguente necessità di rivedere le priorità del piano vaccinale.

Inoltre, occorrerà una notevole reattività della macchina organizzativa, visto che la maggior parte delle dosi non arriverà prima di metà febbraio”. Sulla distribuzione regionale dei vaccini, Fondazione Gimbe sottolinea che si rilevano notevoli differenze regionali difficilmente spiegabili solo sulla base dei criteri utilizzati in questa prima fase per la consegna (n operatori sanitari e socio-sanitari, n personale e ospiti Rsa).

A cura di Silvia Camerini – Foto Imagoeconmica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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