Cosa c’è nella vita di più interessante dell’arte dominata dalla genialità, da una inventiva che non pare nemmeno umana e dove sembra che sia la mano di un Dio che ti guida. Quando parliamo di uomini con grande personalità sovranaturale ecco allora che il dominatore del secolo in cui visse, com il suo genio, le sue imprese artistiche, si chiama Gian Lorenzo Bernini che è stato per Roma e per il Seicento, quello che Michelangelo Buonarroti lo è stato per il secolo precedente.

Gian Lorenzo Bernini nasce a Napoli il 7 dicembre 1598 dove il padre Pietro, sculture, e la madre Angelica Galante si erano da poco trasferiti. Nel 1606 la famiglia si trasferisce a Roma: il padre ottiene la protezione del cardinale Scipione Borghes. In questo contesto ci sarà occasione per il giovane Bernini di mostrare il suo immenso e precoce talento.

Gian Lorenzo cresce e si forma nella bottega del padre e con lui realizza i suoi primi lavori. Tra le sue opere principali di questo periodo vi sono il “Ratto di Proserpina” (1620-23), “Apollo e Dafne” (1624-25) e il “David“: a differenza dei David di Michelangelo e Donatello, Bernini s’interessa al momento di massimo dinamismo, quando l’energia esplode e si fa manifesta nel tendersi dei muscoli, nella violenta torsione a spirale del busto e nella fierezza del volto. Una scultura unica nel Mondo che lascia sbalorditi chiunque ha la grande fortuna di visitarlo
Le opere del Bernini definiscono la sua personalità, forte degli insegnamenti del padre, ma nello stesso tempo innovatore dello spirito di tutta una generazione.

E’ ancora giovanissimo quando papa Urbano VIII Barberini, con il quale l’artista stabilirà un durevole e proficuo rapporto di lavoro, gli commissiona il “Baldacchino di S. Pietro” (1624-1633), un colosso bronzeo di quasi trenta metri. L’opera si erige sulla tomba di Pietro ed è sostenuto da quattro colonne che colmano lo spazio sotto la cupola della Basilica, che s’attorcigliano sul loro fusto come enormi rampicanti, e che sono raccordate in alto da una incastellatura di volute a “dorso di delfino”. Questo’opera non può considerarsi un’architettura, nè una scultura, nè una pittura, ma centra perfettamente lo scopo.

Nel 1629 Papa Urbano VIII nomina Bernini architetto sovrintendente alla Fabbrica di S. Pietro. Le fontane sono un prodotto tipico del gusto barocco; Bernini inaugura una nuova tipologia, quella a vasca ribassata: sempre per il papa esegue la “Fontana del Tritone” in Piazza Barberini e la “Fontana della Barcaccia” in Piazza di Spagna, a Roma.

Tra il 1628 ed il 1647 realizza la “Tomba di Urbano VIII” nella Basilica di San Pietro. Sempre in questo periodo realizza due dei suoi busti-ritratto più famosi: quelli di Scipione Borghese e Costanza Buonarelli, visi senza segreti che si mostrano in tutte le loro sfumature caratteriali.

Nel 1644 muore papa Urbano VIII e si scatenarono le gelosie rivali tra Bernini e Borromini, con il quale ci ebbe ripetuti attacchi e polemiche in occasione dei lavori per la facciata di Palazzo Barberini, sin dal 1630.

In seguito Gian Lorenzo Bernini trova l’appoggio di Papa Innocenzo X per il quale esegue la decorazione del braccio lungo di S.Pietro e realizza la “Fontana dei Quattro Fiumi” (1644) a Piazza Navona a Roma. In seguito realizza la “Verità“, i busti di Innocenzo X Pamphili e il busto di Francesco I D’Este.

Durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, Bernini ottiene l’incarico di dare una configurazione confacente per significati e funzioni, alla piazza antistante la Basilica di San Pietro.

Nel 1656 Bernini progetta il colonnato di San Pietro, compiuto nel 1665 con le novantasei statue del coronamento. L’artista riprende lo spirito dell’architettura dell’impero, dandole vita con le colonne e aggiungendo dei particolari scultorei.

Sempre nel 1665 si reca in Francia per eseguire il busto di Luigi XIV. Pur destando ammirazione a Versailles, la fama di Bernini genera nell’ambiente accademico un clima di diffidenza che fa naufragare ogni sua aspettativa, compreso il grandioso progetto per il Louvre di Parigi.

Rientrato in Italia porta a compimento i lavori in San Pietro e si dedica, tra altre attività, al Monumento funebre di Alessandro VII.

Clemente IX Rospigli succede ad Alessandro VII nel 1667: questi affida al Bernini la sistemazione del ponte davanti a Castel Sant’Angelo. Bernini esegue due dei dieci angeli che devono decorare il ponte: vengono giudicati talmente belli che si decide di collocarli nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte per proteggerli dalle intemperie.

L’attività dell’artista si conclude sotto il pontificato di Innocenzo XI Odescalchi. L’ultima sua scultura è il “Salvatore” che si trova custodita nel Museo Chrysler di Norfolk in Virginia.

Dopo una lunghissima vita dedicata all’arte, dopo aver imposto il suo stile a tutta un’epoca, Gian Lorenzo Bernini muore a Roma il 28 novembre 1680, all’età di 82 anni.

A lui è intitolato il cratere Bernini presente sul pianeta Mercurio. La sua effigie è stata presente sulla banconota da 50.000 Lire italiane.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto IMagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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