Caduto in discesa, mentre stava provando il percorso della cronometro, al Giro del Delfinato, Chris Froome dovrà stare lontano dalle corse per almeno sei mesi; questo il referto dopo la doppia operazione, al femore ed al gomito destri, del ciclista inglese, che stava affinando la preparazione al prossimo Tour de France, corsa da lui vinta già in quattro edizioni e che quest’anno dovrà forzatamente osservare in televisione.
Un brutto colpo quello accaduto al britannico ed al neonato Team Ineos, subentrato alla Sky, che dopo la frattura alla clavicola di Egan Bernal, alla vigilia del Giro d’Italia, deve ora registrare questo nuovo intoppo non da poco alle proprie ambizioni; pare quasi che la maledizione sia caduta di colpo sul Team che tanto ha vinto e tanto ha visto mettere in discussione i propri corridori, Froome in primis, a causa delle polemiche (e dei valori non sempre nel limite) circa un eventuale coinvolgimento in pratiche dopanti.
Le cure necessarie per Froome ma anche il vincitore dell’ultimo Tour, Geraint Thomas, a causa di congeniti problemi bronchiali, sono state spesso spunto riguardo a presunte pratiche dopanti da parte del Team britannico, certo non attenuate dal comportamento dell’UCI, anche dopo il tergiversare circa eventuali provvedimenti proprio nei confronti di Froome successivi ai controlli antidoping alla Vuelta 2017 che avevano messo in forse la partecipazione (vincente) del corridore al Giro d’Italia 2018.
Froome fuori causa ed il Tour si avvicina dovendo fare a meno del suo principale favorito, cosa che potrebbe cambiare di poco le cose, specie se la Ineos sarà, per la corsa francese, l’evoluzione della Sky e del suo potere; considerando che i britannici possono far valere un budget finanziario che le altre formazioni neppure sognano da lontano e si rischia di rivedere una corsa bloccata e monotona, in attesa che il designato (Ineos) alla vittoria finale lasci per strada la concorrenza stravolta da ritmi cui nessuno riesce a resistere.
In questi brutti giorni però Froome ha comunque una nota lieta di cui gioire, dato che gli è stata assegnata, a tavolino, la vittoria della Vuelta 2011, in cui si era piazzato al secondo posto; l’UCI ha infatti squalificato per doping il primo classificato, lo spagnolo Juan José Cobo, che avrebbe assunto sostanze proibite, come evidenziato dal Passaporto Biologico 2009-2011, con una sanzione di tre anni.
Come sempre, abbasso il doping, ma sarebbe opportuno che l’UCI prendesse una posizione chiara, perché il comportamento del massimo ente internazionale del ciclismo, tutto è stato salvo che trasparente ed il caso Armstrong è (probabilmente) solo la punta dell’iceberg delle tante ambiguità che finiscono unicamente per fare male allo sport delle due ruote.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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