Qualche giorno fa in Francia è stata fatta una scoperta archeologica di gran rilievo che ha destato curiosità anche negli archeologi stessi: è stata infatti ritrovata la tomba di un bambino sepolto vicino ad un cane.

I reperti sembrerebbero risalire al I secolo d.C. e la sepoltura sembrerebbe appartenere ad un antico rito funebre gallico.
Gli archeologi dell’Inrap hanno infatti ritrovato nella zona di Aulnat, vicino all’aeroporto di Clermont-Ferrand-Auvergne, i reperti di una sepoltura che ospitava i resti di un bambino accompagnato da numerose offerte funebri (stoviglie, lampade votive, anfore, fibule ed altro); assieme al piccolo sono stati ritrovati anche i resti di un cucciolo di cane, con un collare formato da una targhetta in bronzo e un campanello.

Attorno al bambino, disposti a cerchio, sono stati anche rinvenuti numerosi oggetti tra i quali vasi balsamari e recipienti contenenti oli e profumi, ma anche i resti di un pezzo di maiale e di due galline.
Questi ritrovamenti non sono in realtà una novità, perlomeno in Italia, infatti già nel 1991, in Veneto, nella città di Vicenza, a poca distanza da Piazza Duomo, durante uno scavo per la sistemazione di un edificio con garage interrati, furono rinvenuti i resti di una Domus Romana e, negli strati sottostanti ai pavimenti, affiorò una necropoli paleoveneta del IV-III sec. a. C.

Tra i reperti rinvenuti figurano anche tre ollette di terracotta a carattere votivo ed un cinerario con coperchio, con accanto resti che fanno supporre ad una sepoltura infantile (visto le ridotte dimensioni) assieme ad un cane.
Questa forma di inumazione, cioè il seppellimento del cadavere in una fossa scavata dentro la terra è la forma più diffusa tra le usanze di sepoltura: nel Paleolitico infatti sono numerosi i ritrovamenti di tombe scavate nel terreno dove il cadavere veniva deposto, generalmente supino, accompagnato dal corredo funebre.
Nel Neolitico invece si utilizzava la sepoltura secondaria, cioè l’inumazione era preceduta da una scarnificazione del cadavere.

Nell’età del Bronzo e in quella successiva del Ferro si utilizzava l’incinerazione (pratica funeraria che prevede la combustione della salma per ottenere le ceneri). A Roma infatti, durante il periodo della Repubblica, era in uso l’incinerazione: questa usanza continuò fino all’Alto Romano impero, e venne poi sostituita dall’inumazione imposta dalle religioni orientali e dal Cristianesimo.

Ogni popolazione secondo le proprie credenze utilizzava e talvolta utilizza ancora diverse modalità di sepoltura quali cremazione, esposizione, imbalsamazione e mummificazione.
L’inumazione comunque veniva riservata solo ad una parte della popolazione, come in alcune tradizioni polinesiane in cui solo i capi erano inumati, mentre il resto della popolazione era ritualmente “sepolta” in mare.
Altri rituali di sepoltura prevedevano prima l’inumazione e solo successivamente, quando le ossa si presentavano libere dalle carni, i resti venivano esumati e riposti in un ossario.

Di rituali di tumulazione talvolta originali ne è pieno il mondo: si pensi ad esempio a quanto succedeva nelle isole Salomone a Tikopia dove seppellivano i morti nelle capanne, oppure agli islamici che seppelliscono tuttora i loro morti rivolti verso la Mecca, oppure ancora ad alcune popolazioni africane dove invece i morti vengono inumati in direzione del mercato.
Infine gli Inuit (popolazione artica) inumavano i morti con le loro slitte e, per contrapposto, alcune abitanti delle zone costiere e del mare utilizzavano le canoe come bare.

A cura di Barbara Comelato – Foto Andrea Testa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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