Esce dal carcere e va ai domiciliari Roberto Formigoni, l’ex governatore della Lombardia finito in cella lo scorso febbraio dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione. Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Milano.

Roberto Formigoni ha “riletto la sua vicenda comprendendone gli sbagli” a partire dalla sua “amicizia con Daccò”, comprese le “vacanze in yacht”, e per lui, condannato in via definitiva per il caso Maugeri, anche se volesse, non c’è più “spazio” per collaborare. Lo scrive il Tribunale di Sorveglianza nel provvedimento con cui gli ha concesso i domiciliari a casa di un amico. I giudici valorizzano il “basso profilo” da lui tenuto in carcere con i detenuti che, in quanto ex politico, gli hanno fatto molte richieste.

I difensori di Formigoni, gli avvocati Mario Brusa e Luigi Stortoni, avevano sollevato la questione della irretroattività della ‘spazzacorrotti’, legge che ha imposto una stretta sulle misure alternative al carcere per i condannati per corruzione. Formigoni, che ha voluto essere presente lo scorso giovedì in udienza davanti al collegio presieduto da Giovanna Di Rosa, avrebbe detto di avere accettato la condanna, requisito indispensabile per ottenere i benefici penitenziari. La Corte d’Appello di Milano, lo scorso marzo, aveva respinto la richiesta della difesa del politico di dichiarare l’inefficacia del provvedimento firmato dal sostituto procuratore di Milano Antonio Lamanna. “L’ordine di carcerazione – avevano scritto i giudici – è stato legittimamente eseguito”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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