LILIANA SEGRE

I paragoni impossibili tra la persecuzione ebraica e le disposizioni sui vaccini sono “follie, gesti in cui il cattivo gusto si incrocia con l’ignoranza: siccome spero di non essere né ignorante né di avere cattivo gusto, non riesco a prendermela più di tanto“. Lo dice la senatrice a vita e testimone della Shoah Liliana Segre, che non è stupita di quanto visto nelle manifestazioni dei no vax: l’uso distorto della memoria è una vergogna che dura da tempo, afferma a Pagine Ebraiche.

“Dopo aver visto l’adorato viso di Anna Frank usato allo stadio non mi stupisco più. Non dico che sono insensibile, ma mi è venuta una sorta di scorza”. Condannare chi rifiuta il vaccino, chi straparla di ‘dittatura sanitaria’ e fa insensati richiami alle leggi razziste è un atto dovuto, dice Segre.
“È un tale tempo di ignoranza, di violenza, neanche più repressa, che è diventato maturo per queste distorsioni. È una scuola che è stata recepita in cui i bulli sono i più forti”, la riflessione della senatrice a vita, che guardando alle piazze no vax auspica si tratti solo di un fenomeno minoritario.

Insomma, “se l’unica arma per combattere questa malattia è il vaccino, non ne conosciamo altre, e facciamo il vaccino allora. Io non ci ho pensato due minuti a farlo, anzi ero molto contenta. E così si sono vaccinati tutti nella mia famiglia. Non sono un medico, ma credo a quello che mi si dice”.

A cura di Stefano Severini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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