Il sesto posto di quattro stagioni fa, aveva forse illuso e fatto gridare un po’ troppo presto ad un miracolo neroverde che poi un dodicesimo e due undicesimi posti hanno un tantino ridimensionato.

Certo, fare la Serie A in una cittadina di provincia di poco meno di quarantunomila abitanti è un miracolo, però è anche vero che in tante, anche nelle metropoli, vorrebbero un proprietario come Giorgio Squinzi ed un colosso come la Mapei a “coprire” le spalle ad una Società sana in mezzo ai debiti dei più, alla possibilità di fare bel calcio anche quando non si ha uno stadio pieno ma si può vivere e camminare per strada serenamente pure dopo una sconfitta.

Il Sassuolo, sotto tanti punti di vista, può essere considerato un modello, come un modello è la sua struttura agile, dove si predilige la qualità alla quantità e la competenza aiuta là dove non arriva il denaro; vendere i migliori e comperare buoni prospetti è il modo di operare in questa parte di Emilia, dove si lavora sodo e bene, dove se arriva un possibile, futuro campione, lo si lascia crescere senza pressioni e nei tempi giusti.

Ho visto il Sassuolo al debutto, a Torino, e devo dire sinceramente che per settanta minuti non mi ha fatto gran che impressione, poi, calato il Torino, i ragazzi di De Zerbi hanno preso il pallino in mano e c’è voluto un monumentale Sirigu per rimandarli a casa sconfitti; poi ho visto buona parte della partita con la Sampdoria e, per quanto i doriani abbiano steso loro il tappeto rosso, i neroverdi mi sono parsi di altra categoria rispetto agli avversari.

La stagione farà il suo corso ed il campo darà i suoi giudizi, ma il Sassuolo mi pare già ben impostato e più avanti di molte avversarie, così che non mi stupirei troppo di vederlo in una posizione migliore di quella delle ultime stagioni; magari non in Europa, però neppure tra quelle squadre per cui si parla di miracolo invece che di realtà.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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