Bologna's Adam Nagy jubilates with his teammates after scoring the goal of 2-0 during the Italian serie A soccer match Bologna F.c. vs Hellas Verona at "Dall'Ara" stadium in Bologna, Italy, 15 April 2018. ANSA/GIORGIO BENVENUTI

Ripartire dopo un decimo posto non è poi così malvagio, specie se fino a fine gennaio il rischio era quello, consistente, di doverla salutare la Serie A; poi il cambio di allenatore e qualche inserimento di qualità ha cambiato le cose e permesso un finale di stagione decisamente più consono.

Da qui avevano deciso di ricominciare i dirigenti rossoblù, compresa la conferma di chi, dalla panchina, aveva permesso di risollevarsi; a dire il vero qualche titubanza Sinisa Mihajlovic l’ha avuta, specie quando di lui si è parlato come del possibile nuovo allenatore della Roma, una delle formazioni in cui aveva giocato e che, certamente, avrebbe potuto risollevare una carriera sino ad ora non all’altezza del calciatore che era stato.

Poi le cose romaniste hanno preso una diversa piega e, per la gioia della Società e del popolo rossoblù, Sinisa aveva deciso di rimanere; certo di fronte alle “promesse” di allestire una rosa che avesse come obiettivo non più la salvezza ma il mantenimento della parte sinistra della classifica ed il potersi togliere qualche soddisfazione non solo contro avversarie di rango inferiore.

Il destino però è spesso in agguato e colpisce quando meno te lo aspetti, magari sotto forma di una malattia terribile, infida, e questo è accaduto nei giorni del raduno proprio all’allenatore serbo, uomo indubbiamente di carattere, forte e pronto a lottare, ma il colpo è stato tremendo, devastante, non solo per chi ne è stato vittima, ma per tutto l’ambiente felsineo, com’è giusto, normale, che sia.

Ovvio che in questi casi si faccia quadrato, scatti quella solidarietà e quell’aiuto, non solo psicologico, che tanto può fare, e così la cosa più ovvia è stata certamente quella di confermare tutto lo staff tecnico e di lavorare a stretto contatto tra campo ed ospedale per gli allenamenti di inizio stagione e tra dirigenza e allenatore per cercare di allestire quella rosa promessa in sede di rinnovo di contratto.

Se il Bologna si sia davvero attrezzato per una stagione senza patemi, sinceramente non lo so, certo sono arrivati ragazzi interessanti, ma bisogna che sia il campo a dare le proprie risposte e, si sa, nel calcio nulla è scontato; Skov Olsen, Schouten, Tomiyasu, lo stesso Svamberg, sono giovani che già hanno fatto parlare di se e relativamente ai quali sono state spese cifre importanti, così come riconfermare due pilastri come Soriano e Sansone ed un giovane bravo come Orsolini, ha comportato uno sforzo finanziario che non può essere giustificato da una stagione senza squilli.

A fare da contraltare c’è stata una partenza dolorosa come quella di Pulgar, e ad una cifra (10,5 milioni, il valore della clausola) invero troppo bassa per un ragazzo che col tempo era diventato un centrocampista preziosissimo per il Bologna; altro tasto dolente è che non si è riusciti a portare a termine tutte le operazioni necessarie, specie in uscita, oppure si è dovuti ripiegare su prestiti laddove sarebbe stato importante incassare dei soldi per meglio costruire una rosa zeppa di attaccanti e con qualche lacuna sia dietro che in mezzo al campo.

Il mercato però è questo, facile se non facilissimo comperare con i soldi in mano, molto meno semplice riuscire a vendere, specie (ma è cosa comune) quando tutti sanno quello che sei “obbligato” a fare; così il detto “per comperare bisogna prima vendere” è valso anche per il Bologna, specie nelle battute finali di questo infinito e logorante calciomercato.

Nel frattempo è iniziata la stagione, con la magnifica sorpresa della comparsa di Mihajlovic a Verona, dove si è affrontato l’Hellas, in una partita strana, in cui il Bologna è andato in vantaggio su rigore dopo una ventina di minuti e giocando da allora con l’uomo in più per l’espulsione di chi del rigore era stato causa; approfittare di questo doppio vantaggio non sempre però porta alla vittoria finale, ed è bastata una grande punizione perché il Verona raggiungesse un pareggio tutto sommato meritato.

Non essere riusciti a regalare la vittoria al loro allenatore è stato il cruccio maggiore di chi è sceso in campo a Verona, e la seconda giornata, il derby emiliano contro la Spal si presentava come l’occasione giusta per rimediare immediatamente; battere gli spallini però non è stato per nulla semplice e, dopo parecchie occasioni gettate al vento, ci ha pensato Soriano, al minuto novantatré, a regalare la tanto sospirata vittoria a pubblico, allenatore, Società.

Quattro punti in due partite rappresentano una buona partenza, anche se probabilmente la classifica odierna è la cosa migliore che il Bologna ha sin qui fatto vedere; certo la situazione del proprio allenatore è destabilizzante, soprattutto a livello psicologico, però è anche indubbiamente una molla che porta a dare di più, sotto ogni aspetto, ed anche di questo si dovrà tenere conto nel prosieguo di stagione, augurando a Mihajlovic una pronta e completa guarigione, nei tempi necessari e con tutta la calma dovuta, ma soprattutto con tutto il cuore possibile.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Vittorio Calbucci

 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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