Attenti ai conti correnti. Chi non preleva denaro dal proprio conto potrebbe ritrovarsi un accertamento del fisco tramite il Risparmiometro, il nuovo strumento adatto a capire chi fa del “nero”.

La nuova Super anagrafe dei conti correnti, voluta già nel decreto Salva-Italia dal governo Monti, è ormai operativa e fa vedere all’Agenzia delle entrate i conti correnti degli italiani per individuare chi evade.

Nel 2018, l’Agenzia ha inviato al Garante della privacy il provvedimento per la stesura di liste selettive in chiave anti evasione, cioè di soggetti ritenuti potenziali evasori, (l’accertamento è stato effettuato sull’anno di imposta 2013 ed oggi ha esteso le procedure anche all’anno 2014).

Il Garante della privacy ha dato il via libera ai provvedimenti così che sia l’Agenzia delle Entrate sia la Guardia di Finanza potranno sfruttare le informazioni sui risparmi degli italiani e cercare di accertare chi nasconde ricchezza o ne dichiari in modo improprio, non facendo emergere il proprio monte di affari.

Lo strumento utilizzato per questo tipo di emersione si chiama Risparmiometro e funziona più o meno così.

C’è un software che verifica se il contribuente ha speso più di quanto ha incassato. Viene fatta una verifica sul conto corrente di ognuno e se i soldi guadagnati sono stati tutti o in una percentuale elevata messi da parte nasce la contestazione e l’accertamento fiscale. Una percentuale di denaro dovrebbe per forza essere spesa in affitti, utenze, alimenti, mezzi di trasporto, ecc… Se invece il volume di denaro accumulato sul conto corrente è di molto superiore a quanto speso si suppone che il contribuente abbia racimolato in altro modo, cioè in “nero”, il denaro utilizzato per sopravvivere. Sono soldi non dichiarati.

L’anomalia emerge cioè ogni volta che tra spese ed entrate vi sia una sproporzione almeno del 20%. A quel punto il “nero” viene indicato, sanzionato e tassato.

Il tutto però accade con la possibilità per il contribuente di poter sempre dimostrare di aver ricevuto quel denaro tramite donazioni di parenti o altri, da vincite, eredità e simili.

Il software non agisce da solo, dovrà sempre essere seguito da una verifica umana. Il Garante ha tassativamente imposto agli enti interessati di utilizzare in ultima istanza i propri funzionari, cioè la verifica non potrà mai essere automatizzata. In più il contribuente potrà sempre difendersi e dimostrare che non ha evaso il fisco. Ci sarà cioè un contraddittorio per capire quanto sia davvero accaduto.

E il fronte di accertamenti si amplia ulteriormente.
Dopo il lasciapassare del Garante privacy l’Agenzia delle Entrate potrà intervenire anche sulle società oltre che sui singoli contribuenti.

Fonte Antonio Amorosi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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