Siamo quasi arrivati agli sgoccioli di questa estate che, decisamente diversa da tutte le precedenti, ha portato moltissimi italiani a rimanere nel Paese e goderne le bellezze, prediligendo tra l’altro mete poco affollate. Per chi avesse la possibilità di concedersi ancora una giornata di vacanza, Fiorenzuola di Focara potrebbe essere un’ottima meta: piccolo borgo marchigiano immerso nel Parco Naturale del Monte San Bortolo, a ridosso del confine tra Marche ed Emilia Romagna, si erge a picco sul mare all’altezza di circa 200 metri.

Di origini romane, inizialmente denominato solo Fiorenzuola, insieme a Casteldimezzo, Gradara e Granarola, conserva tuttora uno dei quattro castelli edificati per fini strategici e difensivi intorno al Tredicesimo secolo. Nel 1889 gli venne attribuito anche il nome Focara, probabilmente dovuto alla presenza di fornaci per cuocere mattoni e laterizi, oppure perché quei fuochi accesi fungevano da fari ai naviganti.

Entrando nel borgo da quel che resta dell’antica cinta muraria, da poco ristrutturata insieme ai torrioni laterali, è possibile visitare il campanile della Chiesa di Sant’Andrea, oltre alle mura e ai portoni medievali: su uno di questi sono peraltro incisi i versi che Dante volle dedicare al borgo nel XXVIII Canto dell’Inferno. Dopo aver passeggiato tra i graziosi vicoletti respirando un’aria sospesa che dona pace e serenità d’animo, sarà possibile gustare un caffè o un aperitivo al bar del corso, affrancati da una vista mozzafiato sul sottostante panorama.

Sarà quindi arrivato il tempo di prepararsi per la discesa alla spiaggia: per chi non si fosse organizzato con un pranzo al sacco, lo storico negozio di alimentari potrà confezionare pasti da consumare in riva al mare. L’accesso alla spiaggia è consentito solo a piedi, attraverso sentieri più o meno impervi, oppure con una camminata di una ventina di minuti sull’unica strada asfaltata che parte dal borgo; la fatica viene ripagata già durante la discesa: la natura che fa da cornice al percorso è infatti viva e rigogliosa, e in quel miracolo che solo essa compie senza che troppo spesso ce ne rendiamo conto, offre gratuitamente appagamento ai nostri sensi.

Arrivati alla spiaggia, lo spettacolo della natura diventa un trionfo di colori e di infinito: il cielo si perde all’orizzonte nel mare, dando vita ad un quadro senza confini; per chi volesse provare le sue capacità di scout, legnetti e fogliame diventano la materia prima su cui costruire piccole capanne (qui la spiaggia non è attrezzata, per cui come dicono in Francia on fait avec – si fa con quello che c’è); alle nostre spalle, le rocce, e il castello.

Prima di tornare, e dedicarci alla fatica della salita, avremo modo di riflettere sulla giornata appena trascorsa che ci ha permesso di fare un tuffo nella vita, tra storia e natura, e renderci conto che, ovunque, siamo circondati dalla bellezza: sta a noi accorgercene; ché la vita è fatta di salite e discese: sta a noi imparare a fermarci e prendere fiato e recuperare energia, quando serve; ché l’Universo ci offre tutto quello che serve per vivere, se abbiamo il coraggio di essere grati e di viverlo nella fede, e nell’amore.

A cura di Sara Patron – Foto Alvaro Ceccoloni

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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