Strano destino quello de L’ARMA DELL’INGANNO – OPERAZIONE MINCEMEAT, il film di John Madden da una parte terribilmente attuale per le tematiche – lo spionaggio al servizio delle fake news – e, dall’altra, una storia come oscurata dalla realtà attuale, superata dalla guerra vera che si vede in tv e sui social.

“Fare un film così ora? Ci avremmo pensato e ripensato, perché saremmo stati oscurati da quello che sta succedendo”.

Il conflitto russo-ucraino batte tutto in questo momento. È troppo orribile, troppo spaventoso essere sull’orlo di un precipizio che potrebbe inghiottirci tutti. Nel 1943, almeno, era inimmaginabile la potenza delle armi che poi si sarebbero sviluppate. Comunque nessuna volontà da parte mia di fare alcun parallelo tra le due guerre, non sarebbe corretto” dice il regista nell’incontro stampa online da Malaga.

Il film, in anteprima al Bif&st e dal 12 maggio in sala con Warner Bros, ci porta appunto nel 1943, quando gli alleati stanno preparando uno sbarco per liberare l’Europa occupata da Hitler. Il piano previsto era sbarcare in Sicilia, ma era proprio il luogo che si aspettavano i nazisti. La mission così è far credere ai nemici che l’attacco sarebbe invece avvenuto in Grecia. Il compito ricadrà su due agenti dell’intelligence, Ewen Montagu (Colin Firth) e Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen), che daranno vita al più straordinario e originale piano di disinformazione della guerra in cui in qualche modo l’agente operativo è un cadavere.

Non solo. L’operazione Mincemeat (carne tritata) fu ideata da Montagu, il quale prese ispirazione però da un’idea di Ian Fleming (nel film interpretato da Johnny Flynn), suo collega nel servizio segreto navale britannico.

A cura di Samanta Costantini – Foto Warner

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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