L’ Italia non è un paese per giovani. Anzi, sarebbe meglio dire che l’ Italia non è un paese per giovani calciatori. Eh sì, perchè le squadre italiane sono sempre più infarcite di stranieri e i pochi italiani faticano a trovare spazio, anzi non lo trovano affatto. E così quelli che non ci stanno a guardare i propri compagni dalla panchina o dalla tribuna, decidono di emigrare all’ estero. Il caso che ha fatto più discutere in questi ultimi giorni è stato quello di Filippo Cardelli (classe 1998), difensore romano che militava tra le file della Primavera della Lazio. Sì, avete capito bene ho detto militava, infatti non è stata una scelta della società quella di lasciarlo andare, ma è stato il calciatore stesso di salutare tutti. Su fb, Cardelli ha deciso di esprimere tutta la sua insoddisfazione sul movimento calcio italiano e sulla poca attenzione riservata ai giovani di casa nostra.

Filippo, cosa ti ha portato a scrivere un post così forte?

“Ho scritto quel post, dopo che mi ero ripreso da un infortunio e soprattutto perchè mi ero stufato di rincorrere un sogno che poi si è rivelato essere, invece, un brutto incubo. Qui in Italia, il mio paese, e mi dispiace ammetterlo, i giovani non vengono valorizzati abbastanza, perchè le società preferiscono puntare sugli stranieri e questo va avanti d parecchi anni ormai. L’ho imparato sulla mia pelle tutto questo e così ho preso la decisione di lasciare l’ Italia e andare in America. Questo non vuole essere un atto di accusa contro la Lazio, non fraintendetemi, ma contro il calcio italiano in generale”.

Sei sicuro della tua scelta?

“Sìcurissimo. All’ estero esiste la meritocrazia, soprattutto in America. Voglio fare un’ esperienza diversa e vedere quello che questo paese ha da offrirmi. So benissimo che il calcio americano è lontano anni luce dal nostro, ma a livello di strutture e mentalità, sono gli americani ad avere una marcia in più”.

Filippo, dove andrai di preciso?

“A Kansas City. Finirò il liceo qui in Italia e poi mi trasferirò per iniziare il college e non vedo l’ ora. Per ora gioco a calcio solamente con gli amici e mi godrò ancora un po’ Roma che è città in cui sono nato e cresciuto”.

Pensi di ritornare, un giorno in Italia, nelle vesti di calciatore oppure quella porta è chiusa per sempre?

“Nella vita, mai dire mai. Non è detto che possa ritornare per continuare l’ attività agonistica o per fare un altro lavoro totalmente diverso, chissà. Mi mancherà molto il mio paese, ma se questo è l’ unico modo per potermi assicurare un futuro, sono ben contento di fare questo passo”.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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