FILIPPO ANELLI PRESIDENTE ORDINE DEI MEDICI

Il 18 marzo 2020 è un giorno che rimarrà scolpito nella memoria di tutti, le immagini dei camion dell’Esercito italiano che attraversano la città di Bergamo per trasportare le bare delle vittime da coronavirus ai crematori di altre regioni non potranno più essere dimenticate.

Questa è una giornata per ricordare quello che abbiamo vissuto, un nemico affrontato a mani nude ma soprattutto per non dimenticare chi, purtroppo, ha perso la battaglia.

Medici, infermieri, personale sanitario, pubblici amministratori, donne e uomini della Protezione civile, militari e forze dell’ordine, volontari hanno combattuto in prima linea.

Sono 379 i medici scomparsi a causa del Covid, 480mila gli operatori sanitari contagiati, tra infezioni e reinfezioni.

“Sono passati tre anni da quando il Covid è arrivato nel nostro Paese – ricorda il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, la Fnomceo, Filippo Anelli – e si celebra la giornata del ricordo delle vittime del covid, una giornata oggi che ci riporta alla mente quello che è stato nel passato, quello che abbiamo visto: momenti drammatici dove i nostri anziani, soprattutto le persone più fragili sono morti, hanno sofferto. Abbiamo perso tantissimi colleghi, tantissime sono state le vittime, proprio per una pandemia dovuta a un virus che non conoscevamo”.

“Oggi siamo qui – continua Anelli – a fare memoria. Fare memoria di quello che è stato, dei provvedimenti che sono stati assunti, del sacrificio dei colleghi che hanno donato anche la loro vita per consentire ai pazienti, ai nostri cittadini di essere in ogni caso curati”.

“Siamo qui – aggiunge – a fare memoria di un periodo così difficile, che ha visto il Sistema sanitario nazionale impreparato in quel momento, perché nessuno conosceva quella malattia ma anche perché non c’erano gli strumenti adeguati, all’inizio, per poterla affrontare. Ma siamo qui anche a far memoria della grande capacità che ha avuto la scienza, i medici, di rimettere in piedi una strategia per curare le persone, per uscire dalla pandemia. E i vaccini hanno rappresentato per noi lo strumento fondamentale oggi per riprendere quella vita civile che in quel momento ci sembrava completamente negata dal lockdown”.

“Oggi siamo ancora una volta qui – conclude il presidente Fnomceo – come professionisti, a rivendicare quel ruolo essenziale. Lo facciamo perché il sistema non ha dato dimostrazione di aver imparato dal passato. Sono ancora poche le risorse impegnate sui professionisti, e quella svolta che tutti avevamo chiesto non si è ancora realizzata. Abbiamo bisogno di un Servizio sanitario nazionale che punti sui professionisti, che dia più forza alle professioni sanitarie, perché solo attraverso un lavoro in team, un lavoro multiprofessionale si riesce oggi a garantire quel diritto alla salute che i cittadini invocano come necessario e che oggi è, sembra essere, in discussione in questo paese. Noi quel sogno di un Servizio sanitario universalistico equo e solidale vogliamo mantenerlo, vogliamo che quella realizzazione sia ancora oggi valida per le future generazioni”.

A cura di Silvia Camerini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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