Il prestigioso Premio Bresson della Fondazione Ente dello Spettacolo, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana e giunto alla ventunesima edizione, è stato consegnato durante la 77esima Mostra del Cinema di Venezia a Pupi Avati, che in 54 anni di carriera ha “scandagliato le dimensioni più autentiche dell’essere umano – spiega il presidente Feds monsignor Milani – e ne ha ricercato il senso spirituale”.

Il regista emiliano che è anche scrittore e produttore cinematografico, “sa cercare dentro l’uomo tutte le sue dimensioni” – prosegue Milani nelle motivazioni del premio – che non sono solo quelle legate ai sentimenti, agli affetti, alle reazioni umane ma dentro il cuore dell’uomo c’è la rivelazione di Dio, l’apertura alla dimensione più profonda, quella trascendente. Pupi Avati, in ogni genere che ha esplorato, dall’horror, alla commedia sentimentale, familiare, ai film drammatici, sempre ha saputo rappresentare la donna e l’uomo nella sua verità”.

Nelle passate edizioni il premio, intitolato al regista francese Robert Bresson, scomparso nel 1999, è stato attribuito, tra gli altri, a Giuseppe Tornatore, Manoel de Oliveira, Theo Angelopoulos, Wim Wenders, Aleksandr Sokurov, Jean-Pierre e Luc Dardenne, Ken Loach, Gianni Amelio, Liliana Cavani e Lucrecia Martel. Un riconoscimento prestigioso, che ha il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Alla premiazione di quest’anno, anche il direttore della Mostra, Alberto Barbera, e il presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto. Barbera spiega che Pupi Avati lo ha sempre affascinato “perché è un grandissimo affabulatore, un grande raccontastorie di tutti i tipi”.

Ai microfoni Rai, il regista premiato parla del suo rapporto con la fede, “che è la ricerca della felicità”, confessando che per lui pregare “è un grande sacrificio”. “Se riesco – confida – vado a messa tutte le sere, e cerco di ritrovare le condizioni attraverso le quali mia madre gioiva e si riconciliava col mondo. Se avverto la presenza di qualcuno di sopra, mi sento amato”.

articolo e foto a cura di Franco Buttaro

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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