Gli elfi della terra e del cielo, si trovarono per discutere di Madre Terra.

“Il Pianeta Verde un po’ alla volta sta morendo: fiumi e mari avvelenati, montagne divelte, piante secche e deserti che avanzano… “, disse Galador, l’elfo della terra, col suo volto di roccia.

“L’aria non è da meno: il cielo è sempre più grigio di fumi e scarichi di macchine e industrie, e gli aerei, sempre più numerosi, graffiano continuamente il mio corpo, sempre più denso per lo smog”, aggiunse Belecthor, l’elfo del cielo, parlando da una nuvola.

L’uomo era veramente caduto in basso dissociandosi dalla Natura, non avvertendo più di esserne parte, avendo perso la religiosità che lega tutte le più piccole creature e cose al Creato; non aveva capito che la Terra può stare senza l’uomo, non l’uomo senza la Terra. E si sentirono addolorati, impossibilitati a fare qualcosa, soprattutto perché era morto il mondo delle favole, e i sogni si erano popolati di timori e sofferenze. E loro, che dal mondo delle fiabe e dei sogni provengono, non potevano fare altro che stare a guardare e sperare… sperare in un Nuovo Mondo di nuovi bambini, che tornassero ad amare le fiabe e i loro magici abitanti, di bambini che tornassero a giocare con la loro fantasia; solo grazie a quel mondo magico, Galador e Belecthor, avrebbero potuto prendere corpo nell’animo dei bimbi e tramite loro intervenire, prima che la Terra esalasse l’ultimo respiro.

Ancora adesso, gli elfi della Terra e del Cielo, aspettano… e sorridono, perché già sanno di nuovi bambini che verranno e salveranno con i loro sogni e la loro fantasia questo Pianeta, prima del suo ultimo respiro. Sorridono Galador e Belecthor, perché sanno che le favole hanno un grande potere, perché già sanno che una roccia e una nuvola possono avere un volto capace di trasformare un desiderio in realtà.

A cura di Vittorio Benini

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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