I social hanno non tanto cambiato, ma stravolto la vita di molte donne e uomini, sempre più tristi e appannati da quella che dovrebbe essere una vita naturale, che io definisco di contatto. Oggi, invece Facebook viene usato da 2.80 miliardi di utenti mensilmente, e circa 1.84 miliardi al giorno, ma in quanti sanno la storia della piattaforma social più utilizzata al mondo? Facebook ha portato, dopo la sua ideazione, un cambiamento epocale nelle vite di tutti noi.

Molti sono stati i cambiamenti positivi se pensiamo che distanze planetarie si sono sempre più accorciate, ma sono molti anche quelli negativi e ne cito uno per tutti l’autolesionismo negli adolescenti.

Non tutti sanno tra l’altro che ll primo social network creato al mondo risale al 1997, e fu opera di Andrew Weinreich. Il social si chiamava “Six degrees” ed era stato ideato secondo la logica per cui una persona sarebbe stata in grado di contattare qualsiasi persona al mondo, non di sua conoscenza, con non più di cinque passaggi intermedi.

Questa tipologia di funzionamento fu chiamata “teoria dei sei gradi di separazione”, teoria elaborata da Stanley Milgram. Questo social, che rimase in vita fino al 2001, permetteva, però, di utilizzare soltanto tre gradi di separazione: permetteva infatti di ricercare “l’amico dell’amico dell’amico”.

Possiamo definirlo un Facebook ante-litteram? Sì, poiché lo scopo di Six Degrees era quello di mettere in contatto persone dello stesso range anagrafico e della stessa estrazione sociale.

Dopo Six Degrees troviamo Friendster. Anche questa piattaforma aveva l’obiettivo di mettere in contatto le persone e aiutarle a trovare nuovi compagni di viaggio virtuali.

Il sito, venne fondato nel 2002 in Australia e aveva anche lo scopo di condividere media, darsi appuntamenti, scoprire nuovi eventi, nuovi gruppi musicali o passioni. Il sito si sviluppò soprattutto nell’area orientale del pianeta e, nel 2008, arrivò a contare oltre 90 milioni di iscritti alla piattaforma; chiuse definitivamente nel 2015.

Ma il primo social network che riuscì a farsi conoscere a livello mondiale fu MySpace. Nacque negli stati uniti nel 2003 da un’idea di Tom Anderson e Chris DeWolfe. MySpace venne creato come una sorta di blog in cui condividere i propri interessi, riflessioni, foto, video e musica. Divenne una rete sociale estesa a livello mondiale.

Il social network è presente ancora oggi, con gli stessi obiettivi dell’epoca. Il suo “insuccesso”, se così possiamo chiamarlo, è dovuto alla nascita di Facebookm che lo ha travolto.

Stessa sorte per Netlog, sito belga di social networking che si rivolgeva prettamente ai giovani dei paesi europei. Il sito nacque nel 2004 e già nel 2006 contava 60 milioni di iscritti. Anche questo social, quando iniziò ad affermarsi a livello mondiale Facebook, incominciò un lento declino, fino a quando, nel 2014 chiuse definitivamente e fu integrato a Twoo.

Facebook sbarca ufficialmente in Italia nel 2008, ma la sua fondazione avvenne cinque anni prima. Era il novembre 2003 e Mark Zuckemberg, allora diciannovenne, fondò Facemash. Zuckemberg all’epoca era ancora uno studente universitario e il sito che creò, serviva solamente a mettere in contatto gli studenti del campus.

In realtà, per prelevare le foto dei propri colleghi e per creare il sito completo di profili, M.Z. si introdusse in alcune aree protette dei siti universitari e, così, una volta scoperto rischiò l’espulsione e il sito venne subito chiuso.

La chiusura non durò molto, poiché nel febbraio 2004, Zuckemberg ci riprovò e creò con due colleghi il social network thefacebook.com. Il sito venne usato per rimanere collegati ai propri colleghi di università e, dopo poco meno di un anno, la pagina spopolò tra tutte le università statunitensi.

Nel 2006 venne, poi, data la possibilità di iscriversi a tutti gli utenti, con unico requisito l’età superiore ai 13 anni, fino a diventare il Facebook che noi tutti conosciamo oggi. Facebook includeva il servizio Messenger, di messaggistica istantanea.

C’è da dire che l’inventore “sulla carta” di Facebook è Mark Zuckemberg, ma che non appena egli creò il sito, i suoi ex colleghi di università, Divya Narendra e i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, gli fecero causa per truffa.
Pare che M.Z. avesse rubato loro l’idea, che poi fece sua. Pare anche che il tribunale diede ragione ai tre ex colleghi e che la causa costò al re dei social network una somma pari a 65 milioni di dollari.

Facebook è diventato famoso perché dava la possibilità alle persone, attraverso la creazione di un account che richiedeva una mail, una foto del profilo e un’identità (nome e cognome), di creare un profilo in cui aggiornare il proprio “stato”, scrivendo i propri pensieri, e commentando quelli degli altri, mettendo anche i “mi piace”, termine desueto per indicare i modernissimi “like”, ai post, i contenuti pubblicati, e alle proprie foto e video.

Dopo Facebook nacquero anche Twitter nel 2006, Whatsapp nel 2009 e Instagram nel 2010. Il primo consentiva di pubblicare messaggi in soli 140 caratteri (oggi questi sono stati elevati a 280 caratteri), commentando qualsiasi cosa, da lanci di album a film a programmi tv, oppure scrivendo riflessioni personali. TickTock Ticktock, infine, è un’applicazione nuovissima e utilizzata soprattutto da teenager. Qui si è passati dalla foto al video. Il social, infatti, permette di condividere sul proprio profilo video propri o video con audio presi da un altro video, ad esempio per fare le parodie.

Notissimi studi ci dicono che le persone tendono molto di più sull’apparire che l’essere e si interessano, in misura sempre maggiore, più alla vita dei social che alla vita reale, arrivando persino a sacrificare amicizie e conoscenze.

Capita che, a volte, ultimamente sempre più spesso, le persone incorrano in commenti negativi, dispregiativi, dei veri e propri insulti. A lasciarli sono gli “haters” parola inglese che significa, come ricorda l’Accademia della Crusca, ‘persona che odia’.

Gli haters hanno dato luogo al fenomeno comunemente conosciuto come Cyberbullismo. E, qui, il ruolo dei social è essenziale e ci mostra quanto possano essere strumenti pericolosi. Secondo il MIUR, Ministero dell’Istruzione Ministero dell’Università e della Ricerca: “il cyber bullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo”.

Se il bullismo può coinvolgere un numero determinato di persone, il cyberbullismo può coinvolgere adulti e ragazzi di tutto il mondo e chiunque può essere la vittima. Soprattutto attraverso i social network, i bulli hanno ormai libero accesso alla vita delle persone e possono perseguitarle con commenti, immagini e video offensivi, ma soprattutto in maniera anonima, attraverso l’utilizzo di profili falsi.

I profili social, come abbiamo precedentemente asserito, sono delle vere e proprie vetrine in cui esibire la propria vita, personalità e il proprio corpo. Non sempre quello che viene rappresentato è reale e sono numerosissime le persone che utilizzano filtri o fotoritocchi o che fingono di avere uno stile di vita, piuttosto che un altro.

In uno studio è stato dimostrato come, questa “finzione-social” e i continui attacchi dei Cyberbulli, abbiano condotto soggetti già inclini all’insoddisfazione corporea a un ulteriore abbassamento dell’autostima e sensazione di disagio, fino a sfociare in dei veri e propri disturbi alimentari.
Possiamo affermare che nonostante la creazione di Facebook avesse come obiettivo quello di apportare dei cambiamenti positivi nelle vite della gente, sia in ambito lavorativo, che nella sfera privata, qualcosa si è bloccato nell’ingranaggio dell’evoluzione della società, oppure, per meglio dire, si è amplificato.

Probabilmente lo scopo benevolo primario si è, in parte, perso, nonostante le splendide iniziative che grazie ai Social si sono create, come ad esempio le raccolte fondi in tempo di pandemia, ma resta comunque il dubbio: l’invenzione di Facebook e dei social hanno portato dei veri miglioramenti nelle nostre vite? O hanno solo fatto in modo che noi guardassimo la nostra vita, e quella degli altri, attraverso un occhio al centro di qualsiasi cellulare o pc?

Ciò che posso suggerire ai genitori, alle famiglie, agli adulti stessi è quello di distaccarsi dai social quando mettiamo giornalmente a rischio la nostra vita privata.
E’ sempre più lodevole fare ascoltare la propria voce a distanza che inviare Msm decisamente freddi e a volte incomprensibili.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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