Doppia partenza (la seconda a 2 giri dal termine dopo una lunga pausa ai box), Verstappen che si schianta a 5 tornate dalla fine con il trionfo praticamente in mano e Hamilton che va incredibilmente lungo nel tentativo di prendere il comando dopo il secondo start: succede di tutto e di più a Baku.

Alla fine di questo pazzesco tourbillon, una Red Bull velocissima conquista con Sergio Perez un infinito Gp di Azerbaigian, sesta prova stagionale, ma fallisce una strameritata doppietta complice come detto l’incidente di Max Verstappen al giro 46 mentre viaggiava a 320km/h sul rettilineo del traguardo (nessun danno al pilota): cedimento della gomma posteriore sinistra (presa a calci con rabbia dall’olandese appena uscito dall’abitacolo, stesso problema per Stroll al giro 30) e vittoria certa sfumata beffardamente.

Un colpo di scena davvero clamoroso che regala al messicano il secondo successo della carriera in Formula Uno ma che fa ‘meno male’ all’olandese compagno di scuderia, finito sul più bello addosso alle barriere ma comunque ancora leader della classifica mondiale grazie alla topica di Hamilton. Giornata disastrosa, come non succedeva da tempo immemore, per la Mercedes, apparsa sottotono già dall’inizio del weekend: Lewis sedicesimo dopo l’errore (non più rimediabile) nella seconda partenza, dodicesimo un lento e anonimo Bottas.

Gara pazza e podio finale della corsa ancora più sorprendente: fantastico secondo posto per un Sebastian Vettel ‘old style’ su una Aston Martin che finora non aveva entusiasmato, terzo un altrettanto strepitoso Pierre Gasly al volante dell’Alpha Tauri. Benissimo anche Fernando Alonso, sesto con l’Alpine. Capitolo Ferrari. Partita in pole con Charles Leclerc – subito sorpassato da Hamilton, Verstappen e Perez – la Ferrari sognava una gara molto più di vetrina e invece deve accontentarsi della quarta piazza del monegasco e dell’ottava di Carlos Sainz, condizionato da un ‘lungo’ al giro n.15 che ha obbligato lo spagnolo a fare retromarcia con decisiva perdita di tempo. Il passo della Rossa non era però quello brillante delle qualifiche.

A cura di Roberto D’Orazi – Foto Getty Imagea

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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