Tutto è cominciato dal ritrovamento di un bizzarro fossile in Cina: si tratta di un rettile marino preistorico, vissuto 250 milioni di anni fa; era lungo 160 centimetri, aveva una lunga e potente coda come propulsore, zampe trasformate in pagaie, una testa piccolissima e una bocca a becco priva di denti con cui probabilmente risucchiava il cibo.

Ora, al di là dell’aspetto non proprio splendido della creatura, come affermato dagli stessi paleontologi, questa scoperta è a dir poco incredibile: sembra infatti che dopo la grande estinzione di massa del Permiano-Triassico, la vita esplose in tempi decisamente brevi, e non attraverso una lunga e lenta evoluzione fata di piccoli mutamenti, come sostenuto dalla concezione darwiniana.

La ricerca è stata pubblicata da Scientific Reports ed è stata condotta da un gruppo internazionale di ricerca guidato da Da-Yong Jiang dell’Università di Pechino, a cui ha partecipato anche il paleontologo Andrea Tintori dell’Università Statale di Milano.

“Questa nuova specie, chiamata Sclerocormus parviceps, conferma come la conquista dell’ambiente marino da parte dei rettili sia avvenuta solo 3-4 milioni di anni dopo la grande crisi biologica e in tempi molto più brevi rispetto a quelli ipotizzati finora”, ha spiegato Tintori. In casi di emergenza, dunque, l’evoluzione può mettere il “turbo” dando vita a specie insolite come Sclerocormus.

“La scoperta di una nuova specie, soprattutto quando molto particolare, genera sempre più domande che risposte”, ha affermato Tintori. “Sclerocormus era verosimilmente un buon nuotatore e, anche grazie alle sue dimensioni, poteva forse allontanarsi dalla costa più degli altri rettili. Cosa cacciasse è molto difficile da ipotizzare: certamente con un cranio così piccolo e senza denti non poteva essere un vero predatore all’apice della catena alimentare”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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