Si parla tanto di Europa, bene. Io non sono contro l’Europa, ma non ci tengo a divenire Europa, perché amante delle frontiere. Certo, così d’acchito, questa affermazione potrebbe generare confusioni emotive e sociali, ma non è così.

Premetto che l’Europa unita è ciò che pensavano di riuscire ad ottenere, tempo fa, alcuni governanti che credevano in quell’unione come possibile contraltare alle strapotenze americana e sovietica. Ma va beh: cose d’altri tempi. Io credo nelle frontiere, intese come mantenimento e salvaguardia di usi, costumi, tradizioni sociali dei popoli. Aborro l’appiattimento culturale, non condivido che un po’ alla volta si diventi un ‘insieme’ di clonazione dei poteri politico e religioso… Amo l’Italia, i confini delle sue regioni, le sue provincie e i suoi comuni, amo le frazioni e i sobborghi, amo tutto ciò perché in ognuna di queste geografie si celano storie meravigliose, folklori eccezionali, dinastie di registrazioni culturali. Amo la diversità, perché tutto l’Universo è un insieme di diversità… nulle esiste nel Creato che abbia un ‘uguale’.

Credo che il Tutto sia come un puzzle: un insieme di migliaia di pezzi, tutti diversi l’uno dall’altro, ma che insieme costituiscano un’opera d’arte. Nessuno mi ha a ancora spiegato quale sia l’interesse di appartenere ad un’Europa dove poi, alla fin fine, ogni regnante si fa i fatti suoi. Quale il fine socializzante, il bene utile alla comunità della condivisione fraterna, se non il becero interesse economico di tali potenti delle finanze? Gli indiani d’America, pensavano che il Creatore avesse disposto che ogni essere potesse godere di un suo benessere, e così mise gli animali che strisciano e quelli a quattro zampe sulla terra, dispose il cielo per gli animali che volano, l’acqua per quelli che nuotano: ogni ‘essere’ nel suo ambiente aveva tutto ciò che poteva assolvere alle proprie necessità di vita.

In quell’equilibrio, tutto era pace, armonia, rispetto. Certo un pesce può guizzare fuori dall’acqua e consegnare il suo guizzo all’aria, ma non restarci troppo perché ne morrebbe… così un uccello come pure un quadrupede può tuffarsi nell’acqua, ma senza andarci a fondo, altrimenti ne morrebbe. Penso che varcare i confini sia cosa bella per conoscere sempre più l’essere umano che popola il pianeta Terra, ma, come uccello di bosco che ha volato tanto tra i rami, durante il giorno, poi, al tramonto rientra sempre al proprio nido, così l’essere umano, dopo avere varcato una qualunque frontiera, dovrebbe tornare entro le mura dei suoi confini storici, con le sue regole di convivenza sociale. Europa unita? Sarebbe come pensare ad un bosco senza varietà di piante, fiori, cespugli, animali. La bellezza del bosco è che tante specie vegetali e animali convivono tra loro in grande equilibrio, e, soprattutto, senza chiedersi alcun perché. Ora il perché me lo domando io: “Perché l’uomo anziché distruggere la Natura, da Lei non prende esempio?”.

Figlio dell’Universo, cittadino del pianeta Terra, residente nell’italico Stivale, dimorante di passaggio nella vita, amo l’Europa, ma non voglio divenire Europa… sarebbe come cancellare le stelle e consegnare, a chi ancora vuole guardare in alto, un cielo solamente nero.

P.S. Essendo stato il caco il frutto preferito del poeta Giovanni Pascoli, è un vero peccato vedere tali frutti marcire sui rami di tanti alberi abbandonati. Europa sì, Europa no… la terra dei cachi.

A cura di Vittorio Benini

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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