Scalfari

Nonostante la sua veneranda età (classe 1924), Eugenio Scalfari rimane uno dei giornalisti ancora in attività, più apprezzati e controversi della storia del nostro paese. Un giornalista, scrittore e anche politico italiano che ha dato prova di grande intelligenza intellettuale e pratica, non limitandosi al proprio orticello, bensì mettendosi sempre in gioco nella politica, cercando di superare i suoi limiti e quelli degli altri. Chi può dire, al giorno d’oggi, di aver eccelso nel giornalismo, nella scrittura e nella politica? In questo periodo di mediocrità assoluta, in cui l’ aspirazione massima dei giovani è di partecipare ad un Reality Show, chi potrà prendere un giorno il posto di questo luminare della cultura? Il giornalista di Civitavecchia, come molti nati poco prima di un conflitto mondiale, hanno vissuto nel terrore, aggrappandosi solamente alle proprie forze e alle proprie convinzioni. Per molti questo tipo di atteggiamento ha salvato la loro e le vite di tante altre persone. Proprio da questa potente spinta esistenziale, dopo le macerie materiale e umane, molti uomini hanno saputo risorgere dalle proprie ceneri più forti di prima. Nel lontano 1963 un quasi quarantenne Eugenio Scalfari entrò prepotentemente nella comunicazione, ricoprendo il ruolo di Direttore Responsabile presso l’ Espresso. In un’ epoca in cui il giornalismo era un mestiere illustre e i giornalisti erano considerati dei veri e propri vati della cultura, Scalfari imparò tanto, mettendo al servizio dei cittadini la sua onestà intellettuale. Il maestro, attraverso alcuni suoi articoli diede il via, anche, ad una battaglia ideologico- culturale che portò ai referendum sul divorzio e sul’ aborto. Quanti giornalisti, che appartengono alla società attuale, possono dire di aver il potere di stimolare le coscienze in maniera così trasversale? Pochi, troppo pochi, diciamo quasi nessuno. Ma tornando alla scoppiettante carriera di Scalfari, (che lo vide, fra l’ altro, deputato tra le file del Partito Socialista nel 1968), fu ancora il giornalismo a proiettarlo nel futuro con la fondazione nel 1976 del quotidiano Repubblica. In poco tempo la Repubblica divenne il principale quotidiano italiano e nonostante tutte le traversie che Scalfari dovette affrontare e superare a causa del Lodo Mondadori, questo quotidiano continuò a uscire nelle edicole, riuscendo a far venire a galla tutte le nefandezze di cui è stata capace l’ Italia negli ultimi quarant’ anni. Nel 1996, Scalfari lasciò la direzione de La Repubblica a Ezio Mauro, ma non la penna che continuò ad usare per scrivere i suoi editoriali della domenica, che ancora oggi fanno riflettere e indignare al tempo stesso. Qui non stiamo parlando semplicemente di un giornalista, un scrittore, un politico di cui nessuno si ricorda il nome. Qui stiamo parlando di un autentico Maestro della cultura sociale italiana. Un Maestro che ha insegnato e sta ancora insegnando, cosa vuol dire far parte di un paese, cosa vuol dire accettare pregi e difetti di una nazione e, soprattutto, cosa vuol dire portare avanti un’ idea, anche se utopica, di come si potrebbero migliorare le cose. Noi siamo talmente inariditi moralmente e culturalmente, che non riusciamo a vedere al di là del nostro naso. Viviamo giorno per giorno e questo ci basta e avanza. Senza uno sguardo rivolto al futuro, però, non riusciremo mai a elevarci spiritualmente e ed entrare, veramente, e con tutte e due le scarpe, nel nuovo millennio.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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