La figura di Eracle, Ercole per i Romani, è sempre apparsa molto complessa e avvolta dal mistero e la sua sorte finale, morte e ascesa all’Olimpo è gremita di sfumature.
Con ogni probabilità il nome Eracle significa “colui al quale Era diede gloria”, ma detta dea (Giunone per i Romani), sembra essergli stata tutt’altro che amica.

Fu infatti lei a inviargli due serpenti mentre lui era ancora in culla, ma fortunatamente il bambino ebbe tanta forza da riuscire a ucciderli entrambi.
Fu sempre Era ad imporre a Zeus che Eracle divenisse suddito di Euristeo, re di Argolide, preveggendo che un giorno il sovrano gli avrebbe imposto durissime prove quali le famose dodici fatiche.
L’unica spiegazione plausibile al perchè di tanto odio potrebbe essere questa: Eracle era figlio di Zeus ed Alcmena, Zeus riuscì nell’unione con Alcmena assumendo l’aspetto di Anfitrione, il marito.

La dea Era divenne doppiamente gelosa di quella unione e del suo frutto, solo Alcmena, fra tutte le mortali amate da Zeus, aveva visto Zeus in entrambe le forme ed Eracle, l’eroe cosi generato, era frutto di entrambe le forze, sia quella umana che quella divina.
La virtù che Ercole scelse e perseguì fin da giovane età fu quella dell’Eroe, del grande iniziato, non si trattò della figura del redentore o di un santo e neppure dell’incarnazione di una divinità; per questo motivo le sue azioni vanno intese come metafore simboliche.

Per esempio quando si racconta che nella sua giovinezza Eracle sradicò un olivo selvatico sull’Elicona per fare una clava e che si ricoprì il corpo e il capo con pelle e testa di un leone, che aveva ucciso nella zona tra il Citerone e l’Elicona, risulta evidente che il simbolismo indica la sua voglia di padronanza nei confronti della natura.
Elicona era il monte sacro alle Muse e il Citerone fu il monte dove si celebrarono le nozze tra Zeus ed Era, per questo motivo la clava venne fabbricata con il legno proveniente da quel luogo.

Anche le famose dodici imprese (l’uccisione del leone di Nemea e dell’Idra di Lerna, la cattura della cerva di Cerinea e del cinghiale d’Erimanto, la caccia e lo sterminio degli uccelli inferi delle Paludi di Stinfalo, grazie all’arco, alla clava e all’utilizzo del suono di nacchere di bronzo, la puliture delle stalle di Augia, la cattura delle cavalle di Diomede e del Toro di Minosse, la conquista del cinto di Ippolita e la cattura dei buoi di Gerione, la conquista dei pomi d’oro delle Esperidi e la cattura di Cerbero) non rappresentavano solo un andirivieni tra il mondo umano e quello degli inferi, bensì il peregrinare su una spirale temporale accompagnato da situazioni esistenziali ogni volta diverse.

Ma il suo cammino fu costellato anche di pericoli ed espiazioni, secondo alcune varianti, Eracle tornò folle dal regno dei morti, tanto da uccidere o i figli che ebbe con la prima moglie Megara o i fratelli di Jole, la donna che ebbe ottenuto in sposa dopo averla vinta ad una partita di tiro con l’arco. Ancora più eclatante fu il successivo comportamento di Eracle, nel quale dopo il rifiuto dell’assoluzione da parte dell’oracolo apollineo, egli tentò di rubare il tripode e solo la folgore di Zeus lo fece desistere.

Seguì successivamente il periodo di espiazione, quando Eracle venne venduto da Hermes, come schiavo a Onfale, la regina di Lidia e venne costretto per un periodo a indossare vesti femminili. Si narra inoltre che prima che tornasse impazzito dall’ultimo viaggio agli inferI Eracle avesse sposato la vergine-guerriera Deianira e l’avesse difesa dalle bramosie di Nesso.
Quest’ultimo prima di morire, colpito da una freccia di Eracle, fece credere alla donna che il suo sangue avesse proprietà magiche e che se fosse riuscita a far indossare un indumento pregno di questo sangue, Eracle non avrebbe potuto amare nessun’altra oltre a lei.

Quando Deianira si accorse dell’interesse di Eracle per Jole gli fece indossare l’indumento con effetti devastanti per l’eroe, il quale pensò che l’unica soluzione fosse quella di gettarsi in un fuoco purificatore sul monte Oeta e si immolò ascendendo così all’Olimpo per volontà di Zeus, trovando Era che prontamente gli diede la figlia Ebe in sposa indicandogli così la giusta via, esentandolo finalmente da ulteriori prove.

A cura di Barbara Comelato – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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