Intervista a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.
L’autore del libro Paolo Borgognone
Il “re del rock n’ roll”, nato l’8 gennaio 1935 sotto il segno del capricorno, si è spento il 16 agosto 1977… Circa 46 anni fa. Scrivere la sua biografia cosa ha rappresentato per te?
Presley è stato uno dei più grandi, se non il più grande di tutti. Altri hanno battuto record di vendite, influenzato mode e contribuito a cambiare il mondo. Ma tutto questo non sarebbe potuto accadere senza Elvis. Studiare la sua vita è stato emozionante soprattutto perché oltre al personaggio, attraverso questo lavoro, si scoprono molte risposte, tante storie dentro  la storia. È un bel viaggio per chi legge ma anche per chi scrive.
La sua carriera iniziò, nel 1953, entrò nell’ufficio della Sun Record: nel 1954 registrò il primo singolo “That’s All Right Mama”/“Blue Moon Of Kentucky”. Ti va di raccontarci qualche singolare aneddoto?
C’è ne sarebbero decine. Parliamo del fatto che durante la registrazione del 45 giri le cose non andavano proprio bene. In realtà non era stato deciso cosa incidere e le prove erano insoddisfacenti. Poi Elvis si aggrappò al microfono e prese a cantare That’s All Right Mama ma in un modo che nessuno aveva mai sentito prima. E trascinò con se i musicisti creando quella atmosfera unica che fece breccia nel pubblico di tutto il mondo. Era nato un mito.
Nel 1956 incise il primo album “Elvis Presley”, che si rivelò un successo senza precedenti: in ventiquattro anni di carriera Elvis ha pubblicato 61 dischi, vendendo innumerevoli copie in tutto il mondo. Quali le tre sue canzoni che ami maggiormente e perché?
La scelta è difficile, sono così tante e tutte belle. Scegliamo la prima, That’s All Right Mama perché è quella che ha dato il via a tutto. Poi direi “I Can’t Help Falling in Love with You”, bellissima, struggente, romantica. Perfetta per innamorarsi. Infine “If I Can Dream”. La incise nel 1968, pochi mesi dopo la morte di Martin Luther King Jr e rappresenta un tributo al leader afroamericano scomparso. Un Elvis cresciuto, coraggioso, consapevole. Ma naturalmente i capolavori sono così tanti: ognuno può scegliere i suoi preferiti.
Elvis Presley è considerato il primo teen idol della storia e riuscì a conquistare le platee mondiali mettendo insieme la tradizione del country con le nuove invenzioni della musica nera. A regalargli grande notorietà, soprattutto tra i giovanissimi, fu il suo inimitabile movimento di bacino, che gli fruttò il soprannome di “The Pelvis”. Se tu avessi potuto intervistarlo cosa gli avresti chiesto?
Di quesiti ce ne sarebbero milioni, ovviamente. Probabilmente gli domanderei se si fosse reso conto di aver letteralmente cambiato il mondo, dando voce a milioni di giovani la cui parola fino ad allora non era mai stata ascoltata. Sarei curioso, come credo tutti, di sapere cosa si potesse provare a essere…Elvis.
“Elvis left the Building”: con questa frase, che di solito segnava la fine dei suoi concerti, il 16 agosto 1977 fu annunciata la sua morte, a 42 anni. Fu trovato a terra, nel bagno di Graceland, la sua reggia di Memphis. Stella incontrastata della musica mondiale, aveva fatto i conti negli ultimi anni della sua vita con un inesorabile declino fisico ed artistico. Tu che idea ti sei fatto di lui come persona e come personaggio?
Elvis era un ragazzo timidissimo, che parlava sempre con occhi e voce bassi. Poi sul palco si scatenava, diventava una tigre, capace di trascinare il pubblico con se. Mai come in questo caso c’era una cesura tra la persona che appariva sulle scene e quella “privata”, molto legata a valori tradizionali, alla famiglia, alla mamma che aveva perso tropo presto. Ed era anche estremamente religioso, un aspetto meno noto ma importante per capirne la personalità.
Le misteriose circostanze sul suo decesso, unite all’inconfondibile look e alla musica senza tempo, continuano ad alimentarne il mito. A tuo avviso come mai è  tutt’ora così  amato?
Da un punto di vista musicale perché non si contano i musicisti che hanno dichiarato di dovergli tutto. Oltre all’indiscutibile fascino delle canzoni che interpretava. Da un punto di vista personale, credo che in tanti apprezzino le sue qualità: la modestia, la serietà, la passione che metteva in ogni cosa. Oltre al fascino, che non guasta. Per questo ancora oggi ha legioni di fan in ogni angolo del pianeta.
Che malattia ha avuto Elvis Presley?
Tante e nessuna. Purtroppo durante il periodo in cui era militare, tra il 1958 e il 1960, era stato introdotto all’uso di pillole per combattere la stanchezza e ne era diventato dipendente. Non era né un tossico ne un alcolista, ma questo punto debole delle pillole – eccitanti e calmanti – fini per renderlo debole. Con l’età poi sopraggiunse anche la pinguedine e quindi altri problemi, che alla fine lo hanno stroncato nel fiore degli anni.
Quanti concerti ha fatto Elvis?
Stabilire un numero esatto e’ difficilissimo ovviamente. Le fonti divergono, non tutti i report sono precisi: il numero che torna più spesso nelle biografie comunque è di 1684. Tantissimi in poco più di venti anni di carriera. E tutti in America. Con l’eccezione del Canada, Presley non si è mai esibito fuori dai confini nazionali.
Quanti milioni di dischi ha venduto Elvis?
Anche qui le cifre divergono e le classifiche, per quel che servono, non sempre sono in accordo tra loro. Diciamo che non sbagliamo di tanto se gli attribuiamo oltre un miliardo di copie , come è riportato anche nelle fonti “ufficiali” da Graceland. Solo i Beatles hanno saputo fare di meglio: gli altri, tutti gli altri, sono lontanissimi.
Tra gli innumerevoli primati della star vi è anche quello di essere stato il primo a legare la sua musica alla’ immagine. Oltre all’iconico ciuffo, sono passate alla storia anche le eccentriche tute in pelle, dorate e ricamate, che indossava durante i concerti… Raccontaci
Fino all’esordio di Elvis i cantanti solitamente apparivano con abiti classici, soprattutto in smoking. Lui ebbe, tra le tante, l’intuizione di adottare look diversi, rivoluzionari. A un certo punto il suo manager, il colonnello Parker, gli comprò un abito tutto d’oro. Ma a Presley non piaceva, lo trovava scomodo. Oggi è in mostra, come tanti altri, a Graceland.

A cura di Ilaria Solazzo – Foto Repertorio
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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