Ted Cruz non è intimorito dalla competizione con gli altri candidati alle presidenziali Usa e nel corso di un dibattito alla Cnn lo ha dimostrato: “Corro per vincere, non per fermare Trump. E vincerò”.

Cruz sostiene inoltre che, anche se non otterrà il numero dei delegati necessari prima della convention, potrà comunque conquistare la nomination repubblicana. Donald Trump, dal canto suo, ha ascoltato le parole dell’avversario e, a chi gli ha domandato se sosterrà il candidato repubblicano alla casa Bianca, ha risposto secco: “Non lo sosterrò”, venendo di fatto meno all’impegno preso in precedenza.

E’ stato invece più cauto John Kasich: sono il “candidato migliore”, ha affermato, anche se “sono stato ignorato nella maggioranza dei dibattiti”. I tre aspiranti repubblicani, intervistati da Anderson Cooper, hanno fatto il punto sulla linea politica che intendono perseguire.

Il primo ad essere intervistato è stato Ted Cruz e la prima domanda, quasi scontata, è stata la reazione alle accuse di percosse mosse nei confronti del manager della campagna di Trump. “Gli attacchi e gli insulti non hanno posto nella campagna elettorale, neanche la violenza fisica”, ha messo in evidenza Cruz. Poi è stata la volta della questione relativa alla lotta all’Isis, sulla quale non usa mezzi termini: servono bombardamenti a tappeto, che colpiscano le loro infrastrutture. L’altro grande fronte è quello della lotta alla droga, una battaglia contro la quale l’amministrazione Obama ha lanciato nuove misure. La ricetta di Cruz passa per confini più sicuri, in grado di fermare il flusso di droga.

Dopo il senatore del Texas, è stata la volta di Trump che si è difeso dalle accuse di aver innescato la cosiddetta “guerra delle mogli” con Cruz (una battaglia di insulti e allusioni su Twitter fra i due candidati sulle rispettive mogli): “Non sono stato io a iniziare”. E ribadisce la sua agenda: “Sicurezza, sicurezza, sicurezza. Ma anche sanità e istruzione”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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