MI SENTITE? MI SENTITE? No non ti sentiamo. NO non ti sento ma ti vedo. Carlo ti vedo parlare ma hai il microfono chiuso…… Vittorio gira la telecamera….
Non è una vignetta, né l’estratto di un film comico, ma quanto ormai da mesi quotidianamente accade nelle routine lavorative.
Tant’è che anche la pubblicità si è adeguata ai tempi con il recente spot Natalizio di nota società di telefonia, dove in call vi erano i “Babbi Natale”.
Il Covid ha sicuramente cambiato e non poco le vite lavorative. Dati più o meno ufficiali indicano che in Italia due aziende su tre hanno ancora attivo lo Smart working, e circa 8 milioni sono i lavoratori interessati.
Non tocchiamo l’argomento economico perché si aprirebbe un dibattito anche aspro, così com’è meglio evitare di analizzare se lavora di più uno Smart worker o un lavoratore che svolga il medesimo lavoro presso la sede lavorativa.
In un cotesto che ha obbligato drasticamente a ridurre, ed in alcuni periodi, a vietare ogni contatto fisico limitando gli spostamenti, le call sono vorticosamente aumentate, diventando pressoché giornaliere.
E sono diventate il contatto con la realtà, la nostra umana necessità di vedersi e di comunicare. Perché le mail ed i watt app si sa, anche se arricchiti di emoji, sono strumenti freddi che non possono far percepire agli altri le emozioni.
Toni di voce, messaggi verbali e non verbali danno un altro senso alla comunicazione.
Poi non neghiamolo: vogliamo vedere se gli altri son cambiati nel frattempo in questo ormai 11 mesi di lontananza, se le colleghe si truccano e vanno dal parrucchiere anche per mettersi davanti alla telecamera come accadeva nelle lontane e desuete riunioni o nelle convention, quando sfoggiavano abbigliamenti abbaglianti; se i colleghi uomini mettono giacca e cravatta o sono in abbigliamento informale magari con tanto di pantaloni del pigiama che fanno capolino dall’angolo della telecamera o che si intravedono dallo specchio a lato della postazione di lavoro che doveva essere provvisoria sul tavolo della sala o della cucina ma ormai staziona lì da mesi…. Un anno fra poco.
E così parte la caccia in casa dell’angolo più adatto per la ripresa: il mobile alle spalle le tende alle finestre, la pianta più belle con due misere foglie, ah la maglia o lo stendardo della squadra del cuore, i quadri o la foto grande di splendidi paesaggi……. Ed immancabilmente la ragnatela che fa capolino, o il figlio che ti passa alle spalle e poi torna indietro magari col panino in mano.
Quanto di più normale ed umano c’è al di là di restrizioni, convenzioni e formalismi che ci ingessavano nella precedente vita lavorativa.
Quel che è più triste è che dimenticheremo che noi siamo più veri oggi, e ritorneremo ad essere quello da cui arriviamo.
A cura di Patrizia Ferro – Foto Imagoeconomica