Scatta sabato 26 da Brest l’edizione numero centootto della Grande Boucle, ventuno tappe per complessivi 3.417,5 chilometri, che terminerà con la solita “sfilata” sugli Champs Elysées parigini il 18 luglio prossimo.

Sarà un Tour all’apparenza meno difficile di quelli degli anni recenti, con sei tappe di montagna, di cui tre si concluderanno in salita, mentre saranno sessanta i chilometri da disputare a cronometro, cosa che fa considerare nell’elenco dei favoriti non solo gli scalatori, ma pure quei passisti capaci di essere efficaci anche quando la strada sale, o magari …. quando scende (e tre delle frazioni di montagna si concluderanno proprio in discesa).
Messa così l’edizione 2021 del Tour pare più aperta del solito, ma le tre settimane sono spesso uno scoglio insormontabile anche per chi ha caratteristiche di corridore capace di “spingere” su qualsiasi tipo di terreno, però non di sopportare il chilometraggio totale, pure per problemi di recupero.

Ventitré sono le formazioni al via, ciascuna composta di otto corridori, con vere e proprie corazzate, Team Ineos, Jumbo-Visma, Team UAE, altre agguerrite ma votate al ruolo di “rompiscatole”, adatte ad inseguire i successi di tappa e magari determinare il successo o l’insuccesso altrui, come la Deceunink, l’Alpecin, la Movistar, l’Astana, la Trek.
Per quanto riguarda i nomi dei favoriti, non si può prescindere dall’iniziare con il vincitore uscente del Tour, Tadej Pogacar, che avrà l’intera UAE al proprio esclusivo servizio; identico discorso vale per il grande sconfitto del 2020, Primoz Roglic, anche per lui ci sarà tutta la Jumbo-Visma a “servirlo”, mentre discorso diverso, al solito, è quello di casa Ineos, dove i capitani saranno, almeno in partenza, Geraint Thomas e Richard Carapaz, con Tao Geoghegan Hart a fare da primo scudiero, pronto come nel Giro dello scorso anno ad approfittare dell’eventuale buona occasione.

Tra gli ex vincitori del Tour tornerà in gara Chris Froome, approdato alla Israel ed apparso, dopo il gravissimo incidente di due stagioni fa, ben distante dal vincitore di quattro Tour; il tempo passa per tutti e la cosa vale anche per il Keniano bianco, l’ex stella del Team Sky, capace di diventare formidabile nelle corse a tappe in età non più giovanissima e spesso al centro di dubbi e polemiche, legati all’uso di farmaci che lo hanno accostato a corridori dal passato non proprio lindo.
Il resto, da Kelderman a Lopez, da Uran a Quintana ad Alaphilippe, pare destinato a movimentare la corsa ma nulla più, un po’ perché sono bravi ma non bravissimi, un po’ perché hanno al loro servizio formazioni non in grado di governare una corsa tanto lunga ed impegnativa; mentre è atteso alla prova Van der Poel, bravissimo nelle corse di giornata, ma di cui bisognerà scoprire (anche se magari non quest’anno) l’adattabilità alle corse a tappe.

Nell’elenco non manca poi chi è capace di grandi imprese di giornata, come Chavez, Yates, Mas, il “vecchietto” Valverde e, chissà, anche Vincenzo Nibali; lo “Squalo dello Stretto” ha deciso di correre il Tour dopo un Giro in cui non ha potuto essere protagonista, troppi i guai in cui è incorso del campione siciliano, prima e durante la corsa rosa.

Vincenzo ha subito parecchie critiche nel corso del Giro, ma intanto è e resta il solo vero campione del nostro ciclismo, inoltre quanti avrebbero comunque chiuso il Giro nelle sue condizioni? E, a dire com’è la storia, dopo la frattura al polso, con conseguente operazione, quanti al suo posto avrebbero corso?
Considerando Nibali, sono solo nove gli italiani che prenderanno il via: Formolo, Oss, Ballerini, Colbrelli (neo Campione d’Italia in linea), Guarnieri, Cattaneo, Rota, Sbaragli, alcuni dei quali al servizio di capitani che puntano se non alla vittoria finale, certamente ad un buonissimo piazzamento.

Sono davvero pochi novi corridori, tanto che era dal 1984 che non si vedeva una pattuglia così ridotta al via del Tour, ma non c’è nessuna formazione italiana tra le diciannove dell’UCI World Tour e quindi alle formazioni Professional non resta che sperare nell’invito ai grandi Giri dei rispettivi Paesi, cosa che non favorisce la crescita di giovani che hanno magari buone doti ma necessitano di fare esperienze importanti.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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