Morte a Venezia, e il Mose dove è finito?
Mose, il grande imputato per l’emergenza acqua alta!
E’ lui il grande imputato contro cui la città punta il dito.
La grande opera, progettata per tutelare Venezia dall’acqua alta è al centro di polemiche e continui ricorsi, dopo lo scandalo delle mazzette del 2014 e le opinioni sono divise tra chi chiede che sia ultimato rapidamente, e chi ne denuncia l’insostenibilità e l’inutilità.

E il dolore, per la città ferita, inonda i social network: “Venezia è la mia città dell’anima, ho una piccola casa alle zattere, questa è veramente l’apocalisse è un dolore atroce vedere quella che non è una città ma un sogno, ed assistere a questa agonia. San Marco non resisterà a tutto questo, scrive sul profilo twitter Ornella Vanoni.

Il grande accusato riposa alle bocche della laguna, con le paratie gonfie di acqua salmastra.
Il Mose, modulo sperimentale elettromeccanico, tanto per chiarire l’aleatorietà dell’impresa, soffre di chiara disfunzione.
Sono sedici anni che si strombazza l’avvio di quest’opera, e ancora non è pronto per tirarsi su (teoricamente per maree alte fino a tre metri).
Il sistema di paratoie mobili che dovrebbe difendere Venezia, costato più di 6 miliardi, è tutt’ora fermo al 93% di avanzamento lavori.

E l’ultimo scatto, anzichè avvicinarsi, pare ogni giorno più lontano, se è vero, che ruggine delle cerniere, corrosione marina, e paralisi delle pompe, autorizzano a pensare che si tratti di precoce atrofia meccanica.

La straordinaria alluvione del 1966, con picco 191 centimetri dallo zero idrografico di Punta della Salute, originò ampio dibattito nazionale e poi, di legge speciale in legge speciale, partorì l’idea della diga mobile, con 78 paratoie indipendenti sulle tre bocche lagunari: attivabili contemporaneamente, in caso di evento eccezionale.
Anni, ahimè, trascorsi invano, i costi sono lievitati, il Mose non è pronto, e la Serenissima allagata.

Il post- it di fine lavori è appuntato al 31 dicembre 2021.
Un’eternità: quasi 800 giorni da oggi, e chissà quante alte maree, le cui crescenti frequenza e intensità accendono nuove spie sulla razionalità del progetto originario.
A peggiorare la situazione, concorrono subsidenza del suolo, e contemporaneo innalzamento del livello del mare.
Il Mose, mi si conceda, fino ad ora, ha funzionato solo per le decine di politici, affaristi e uomini di Stato che ci hanno mangiato sopra.
L’inchiesta 2014 e le successive condanne, hanno portato alla luce tangenti e miasmi.
E così, si consuma l’ennesimo scandalo nazionale, mentre Venezia inesorabilmente sprofonda.

Anticipando, nella sua veste spettrale, cosa potrebbe accadere, nel giro di pochi decenni, alle piatte aree costiere del resto del mondo.
Massimo Cacciari, non solo un grande filosofo, ma anche ex sindaco di Venezia, è sempre stato contrario alla realizzazione del Mose ed ora che la città è in ginocchio per la marea record, l’ex sindaco dice: “nulla di nuovo, tutto questo si conosceva quando si è deciso di buttare via i sodi con il Mose. Esisteva un progetto importante di rialzo di piazza San Marco e di contenimento delle acque per preservare la Basilica da questo fenomeno.
Era possibile farlo, ma poi tutti i soldi per la manutenzione della città, sono stati spesi per il Mose, e ora, chi è causa del suo mal, pianga se stesso”
Venezia sembra condannata a morte, chi ce l’ha restituirà quando l’avremo perduta?

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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