Dieci lustri dopo la notte in cui l’Italia vinse 4 a 3 contro la Germania (17 giugno 1970) e dopo oltre tre mesi di “digiuno” dal calcio giocato, siamo ripartiti e saremo tutti in prima fila per assistere alla finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli. Niente supplementari in caso di parità, ma direttamente ai calci di rigore, con la possibilità delle cinque sostituzioni.

Il calcio che piace tanto ai tifosi, quello dove si rivedono i nostri idoli sul campo, unico spazio che deve decidere la sconfitta o la vittoria di un club. Questo è il bello e l’unica gioia di questo stupendo sport. Restano però sul terreno di gioco ancora molti interrogativi.

Comunque sia siamo ripartiti con tutte le restrizioni del caso, sapendo che questo sistema calcio va modificato e che tutte le parti in futuro dovranno avere lo stesso obiettivo comune – il buonsenso – che di recente si è concesso una lunga vacanza. La Coppa Italia tornata ai fasti di un tempo ci sta facendo capire che calcio ci dovrà aspettare nei prossimi due mesi nella cosiddetta appendice dei campionati.

Sicuramente un calcio meno intenso, con più bisogno di recupero fisico e mentale, dove la qualità dei singoli la farà da padrona, così come il rischio d’infortuni sarà molto alto. Le partite a porte chiuse, gli abbracci proibiti, le esultanze – a volte esagerate – dopo un gol segnato, così care ai tifosi, ci mostreranno un agonismo non nostro, e tuttavia la pazienza e la speranza ci aiuteranno a tornare alla tanto sperata e attesa normalità. La finale di Coppa Italia prevede una sfida importante tra nord e sud.
La Juve, dopo avere eliminato la Fiorentina di Pioli, si troverà di fronte il Napoli che ha eliminato l’Inter di Conte.

Due allenatori che non hanno mai vinto questo trofeo tutto italiano. Una vittoria, per ragioni di tempo e di sostanza, molto ambita, che rende tutto diverso e più avvincente. I due mister sono molto differenti tra loro, nel carattere e nell’accanita ricerca della vittoria di chi gioca un bel calcio alla Sarri, contro chi gioca con la grinta di Gattuso.

Ambizioni che hanno portato alla ripartenza. Una Coppa Italia che, con un minuto di silenzio, ci ricorda tutti quelli che hanno lasciato la vita terrena combattendo contro questo maledetto Covid-19. Così come medici, infermieri e volontari in prima linea che con il loro coraggio ci hanno permesso di tornare alla quasi normalità.

Abbiamo tutti il dovere di ricordarli con rispetto e gratitudine, con la speranza che il pubblico possa gradualmente tornare a ripopolare gli stadi, per dare un senso compiuto allo spettacolo di un pallone che deve rinascere dalle ceneri. 

Il Vice direttore Ugo Vandelli – Foto Lapresse

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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