È stata una convulsa giornata per la politica italiana. Prima il voto, con la conferma della linea del M5s. Poi Mario Draghi che è salito al Quirinale per un colloquio con Sergio Mattarella. Un’ora scarsa di faccia a faccia, durante la quale ai timori del premier di finire logorato, il Capo dello Stato avrebbe mostrato comprensione per la fatica del premier alle prese con una maggioranza complicata, ma avrebbe anche fanno notare che la fiducia numericamente c’è ancora, che nelle dichiarazioni in aula, e anche fuori, i partiti hanno garantito il loro sostegno, e forse anche qualche considerazione sulla situazione generale.

Mattarella avrebbe dimostrato la sua comprensione per le difficoltà che la maggioranza crea sul percorso dei provvedimenti, e i due hanno dunque ipotizzato una road map proprio per far assumere ai partiti le loro responsabilità e cercare di evitare una crisi che aveva già fatto il giro del mondo sui media internazionali.

Nel frattempo era partito il coro del pressing sul premier da quasi tutti i partiti, da Confindustria, dai vertici di Bruxelles: il governo deve andare avanti. Un appello a più voci che ha trovato in Draghi orecchie attente. Il presidente del Consiglio si è preso comunque qualche ora, ha fatto e ricevuto diverse telefonate e alla fine ha convocato una riunione di governo per comunicare ai suoi ministri che in serata avrebbe rassegnato le sue dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.

Il Presidente della Repubblica, come da prassi, ha respinto le dimissioni (tecnicamente nel comunicato del Colle si spiega che “il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni“) e ha rinviato il premier alle Camere. Sempre per correttezza istituzionale nella nota del Colle si legge che il Presidente “ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”.

Il richiamo alla “sede propria”, cioé le Camere, è la sottolineatura per indicare una parlamentarizzazione di un passaggio, crisi e sua eventuale soluzione, che non può essere lasciato a dichiarazioni estemporanee sui media o da palchi improvvisati. Chi sosterrà il governo Draghi lo dovrà fare assumendosi la responsabilità in Parlamento, con un atteggiamento conseguente dal minuto dopo.

Mercoledì dunque Draghi, in base alla prassi della ‘culla’ sarà prima al Senato e poi alla Camera: la decisione non è ancora ufficiale ma l’intenzione è di chiudere in un solo giorno la verifica parlamentare. Tempi stretti e decisioni nette saranno quindi le caratteristiche di questa verifica, già apprezzata dal Pd e favorita da Forza Italia, Lega e Iv, che si svolgerà entro la prossima settimana.

Le parole di Draghi in Consiglio dei ministri

“Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è piu'”. Queste le comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Consiglio dei Ministri. Draghi prosegue: “È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche.

Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani. Grazie”.

A cura di Elena Mambelli – Foto Imagoeconomica
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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