RITA LEVI MONTALCINI

“La vita non finisce con la morte. Quello che resta, è quello che trasmetti. L’immortalità non è il tuo corpo, che un giorno morirà. Non m’importa di morire… La cosa importante è il messaggio che lasci agli altri. Questa è l’immortalità”
(Rita Levi Montalcini)

Per tutta la vita Rita Levi Montalcini si è impegnata a trasmettere valori, idee, con impegno, passione ed esempi concreti. La storia e la personalità di questa donna di frontiera rimane parte integrante di un secolo di storia nei campi della cultura, della scienza e dell’impegno politico sociale: ci ha affascinati per l’eleganza, ci ha incantati per l’intelligenza, la tenacia, lo slancio verso il futuro.

Il suo rilevantissimo contributo al progresso delle scienze neurologiche le valse il premio Nobel per la medicina nel 1986 per la scoperta del fattore di crescita nervoso, e ogni tappa della sua esistenza vede al primo posto una tenacia e uno straordinario senso di libertà, che per lei venne sempre prima di tutto.
Laureata in Medicina e chirurgia a Torino nel 1936, seppe rispondere sempre con coraggio e capacità di resistenza.

Fu vittima delle leggi razziali del fascismo che le vietarono ogni prospettiva di ricerca, costringendola dapprima a recarsi in Belgio, poi a rientrare in Italia, arrangiandosi un laboratorio attrezzato nella sua camera da letto.
Il suo attaccamento ai valori della libertà, la sua profonda fede democratica, e la sua dedizione alle istituzioni hanno sempre rappresentato un monito a continuare a investire energie e risorse nella ricerca scientifica.
Dietro la sua apparente fragilità si nascondeva un uragano di stimoli a fare, a sapere, a conoscere.
La sua eredità è sopravvissuta al passare del tempo, lei, che da donna, ha dovuto superare gli stereotipi che l’avrebbero voluta moglie e madre, e, che da ebrea è dovuta scappare più di una volta per sfuggire ad assurde leggi razziali e persecuzioni.

Nata a Torino il 22 Aprile 1909, con il suo corpo esile e gli occhi del colore del mare, è riuscita comunque a iscriversi all’università contro il volere del padre, e ha convinto un mondo scientifico assai scettico dell’importanza di quel Ngf “Nerve growth factor” da lei osservato nell’oculare di un microscopio.
Poteva bastare, come dimostrazione di impegno ed ottimismo, ma poi dal 2001 fu nominata anche senatrice a vita.
Amava descriversi così con poche e semplici pennellate: “L’assenza di complessi psicologici, la tenacia nel seguire la strada che ritenevo giusta, l’abitudine a sottovalutare gli ostacoli, un tratto che ho ereditato da mio padre, mi hanno aiutato enormemente ad affrontare le difficoltà della vita. Ai miei genitori devo anche la tendenza a guardare gli altri con simpatia e senza diffidenza”.

La scoperta di Ngf, come ben disse oltre trent’anni dopo il comitato Nobel a Stoccolma assegnandole il premio assieme al collega Stanley Cohen, è l’esempio di come un osservatore acuto riesca ad elaborare un concetto a partire da un apparente caos. Rita Levi Montalcini è stata una delle dieci donne (contro 189 uomini) a ricevere il premio scientifico più prestigioso, ma forse è stata anche l’unica ad accompagnare i suoi articoli scientifici con illustrazioni tanto eleganti quanto i vestiti che amava disegnare per se stessa. E fino all’ultimo ai governi italiani ha continuato a chiedere. “Non cancellate il futuro di tanti giovani ricercatori che coltivano la speranza di lavorare in Italia”

Io mi sono commossa quando nel novembre 2020 il premio Rita Levi Montalcini è stato riconosciuto a Cinzia Cordioli, Lucia Moiola e Marta Radaelli durante il congresso annuale dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, impegnate tutte e tre, e ogni giorno a contatto con i pazienti nei rispettivi centri clinici per la Sclerosi Multipla.

A loro il prestigiosissimo riconoscimento per l’impegno sulla ricerca SM e Covid-19.
E dunque, da loro, abbiamo imparato che non bisogna assolutamente smettere di curare la sclerosi multipla per paura del Covid-19. E mentre la Rai dedicava un film per rendere omaggio alla vita straordinaria di RITA LEVI MONTALCINI, donna e studiosa che ha consacrato tutta se stessa alla scienza e al progresso dell’umanità intera, è apparsa in figura lei e le sue parole, che abbiamo il dovere con forza, di gridare ai nostri governanti: “Non cancellate il futuro di tanti giovani ricercatori che coltivano la speranza di lavorare in italia!”

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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