Quando la ragazza ha preso fuoco, la follia dell’uomo ha illuminato l’Iran. Sahar è morta in ospedale, tra le sofferenze più atroci, ricoperta da ustioni letali su tutto il corpo che si è auto inflitta dandosi fuoco davanti ad un tribunale.
Aspettava la condanna solo per essere entrata in uno stadio. Un gesto estremo alla ricerca della normalità più banale: vedere una partita di calcio.

In Iran da due anni promettono di togliere il divieto, ma l’hanno fatto solo per occasioni rare e solo per prendere tempo. Sporadiche autorizzazioni riservate a famiglie selezionate. Poi cancelli sbarrati da una legge che trasforma il tifo in oltraggio al pudore e condanna, fino a due anni di carcere, chiunque si opponga. Sahar era consapevole delle conseguenze cui andava incontro e forse inseguiva i suoi sogni. Ha confidato alle sue amiche: “Se va male, i miei idoli verranno al mio funerale”. Battuta macabra destinata ai giocatori dell’Esteghlal, la squadra blu di mister Stramaccioni per cui tifava. Sahar si era vestita con i colori del club per sembrare in tutto e per tutto un uomo.

Il tribunale, con astuzia maldestra, ha dichiarato che non aveva ancora deciso la sentenza. Questo non fa differenza, lei non doveva essere giudicata e la Fifa non può continuare a tacere. Hanno provato ad assecondare la linea dei piccoli passi. Nuove partite aperte dopo la finale di Champions asiatica, hanno scritto ultimatum oramai scaduti, hanno trattato, ma il divieto resta e le condanne pure. Poco cambia la promessa di autorizzare un altro scorcio di calcio libero, giusto per evitare squalifiche. A Teheran, contro la Cambogia, l’Iran è stato costretto, dopo quaranta anni, alla riapertura al pubblico femminile in una gara ufficiale. Recinzioni nel settore riservato e biglietti messi in vendita online di notte, senza preavviso, probabilmente pre assegnati.

Si trova in prigione anche la fotografa Forough Alaei che ha vinto diversi premi per i suoi reportage sul tema donne e stadio. Scatti con ragazze vestite da uomo per andare in curva e signore costrette a “rubare” le azioni negli spiragli delle cancellate. Questo succede ogni giorno e la Fifa, ancora, ripete l’appello alle autorità competenti. Evelina Christillin, del consiglio Fifa, ha usato parole forti, anche se a titolo personale: “Quando si tratta di sport, si deve lasciare spazio alla discussione, quando si tratta di diritti umani, bisogna aprire gli occhi”. Solo il divieto di giocare partite Internazionali forzerebbero l’Iran a cambiare atteggiamento. Mentre la stella del calcio locale ha invitato i tifosi a disertare gli stadi. Gli stimoli interni non mancano, quelli esterni sono dolosamente assenti.

Il Vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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