Discussione aperta tra governo e parti sociali sugli stipendi degli italiani considerati non adeguati alla crisi trascinata dalla pandemia e dalla guerra. Le parole del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco pronunciate ieri rischio rincorsa tra prezzi e salari”  con il debito, alto, che riduce i margini a disposizione, scuotono la maggioranza

Discussione aperta tra governo e parti sociali sugli stipendi degli italiani considerati non adeguati alla crisi trascinata dalla pandemia e dalla guerra. Le parole del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco pronunciate ieri rischio rincorsa tra prezzi e salari”  con il debito, alto, che riduce i margini a disposizione, scuotono la maggioranza sul salario minimo. A rincarare la dose di incertezza i dati Istat sempre presentati ieri: a maggio – dice l’istituto di statistica –  in Italia l’inflazione vola al 6,9%, un dato che non si vedeva da 36 anni.

“In questi trenta anni sono diminuiti i salari ed è aumentata la precarietà del lavoro”, ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini in una intervista a Radio Anch’io nella quale ha sottolineato che il salario minimo “serve” e serve garantire ai lavoratori tutti i diritti previsti dai contratti. “Se vogliamo aumentare i salari – ha detto – si deve investire sulla qualità del lavoro e non sulla precarietà”.

“Abbiamo i salari più bassi (d’Europa ndr) e siamo il paese che ha investito meno in innovazione e in ricerca. Siamo in una situazione salariale e di precarietà del lavoro che non ha confronto in Europa”, ha sottolineato Landini.

Il fatto su cui “bisogna fare i conti è che se voglio aumentare i salari bisogna investire sulla qualità del lavoro e non sulla precarietà del lavoro. In Italia è passata questa logica invece: nel nostro paese non solo abbiamo i salari più bassi ma siamo il paese che ha investito meno in innovazione e ricerca. E non a caso la situazione non è uguale dappertutto” ma cambia a seconda delle imprese, ha detto il leader della Cgil.

Sul lavoro dipendente c’è un problema di pressione fiscale troppo alta e sottolinea che non è normale che la rendita di impresa sia tassata meno del lavoro dipendente. “Il peso fiscale di questo paese – dice – grava su chi sta peggio oltre ad avere un livello di evasione fiscale è fuori di testa. Non bisogna più pensare che il lavoro dipendente è la macchina da mungere”. “È il momento – afferma Landini- di un cambiamento. Il nostro problema non è aumentare una tantum i salari. Abbiamo un problema strutturale, i salari si sono ridotti. I 200 euro una tantum sono un segnale ma non sono sufficienti. Con l’inflazione se ne è andata la tredicesima per chi ce l’ha”.

“Tutti richiamano l’accordo del 1993 – prosegue Landini – vorrei ricordare che quell’accordo per portare l’Italia in Europa si fondava sulla moderazione salariale, su un patto in cui i salari non potevano aumentare oltre l’inflazione. Ma vuol dire che i salari saranno sempre più bassi e che non redistribuisci mai la ricchezza che hai prodotto. Serve un aumento strutturale dei salari. Nel nostro paese abbiamo sempre pensato che lo sviluppo si potesse fare a prescindere dalla qualità del lavoro e dalla qualità dei salari. Oggi le persone pur lavorando sono povere”.

Landini ha sottolineato che la contrattazione aziendale non copre più del 20/30% dei lavoratori italiani perchè ci sono molte piccole e piccolissime imprese. “Lo strumento fondamentale per redistribuire – dice – è il contratto nazionale di lavoro. Bisogna aumentare i salari reali a partire dal rinnovo dei contratti. Ci sono categorie che sono da otto anni senza il rinnovo dei contratti. Sono aumentati i contratti pirata perchè non c’è una legge sulla rappresentanza”. Per questo dice il capo della Cgil, il salario minimo servirebbe, bisogna agire su “contratti, fisco e legge sulla rappresentanza che recepisca anche il salario minimo nel nostro paese”.

salario minimo. A rincarare la dose di incertezza i dati Istat sempre presentati ieri: a maggio – dice l’istituto di statistica –  in Italia l’inflazione vola al 6,9%, un dato che non si vedeva da 36 anni.

“In questi trenta anni sono diminuiti i salari ed è aumentata la precarietà del lavoro”, ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini in una intervista a Radio Anch’io nella quale ha sottolineato che il salario minimo “serve” e serve garantire ai lavoratori tutti i diritti previsti dai contratti. “Se vogliamo aumentare i salari – ha detto – si deve investire sulla qualità del lavoro e non sulla precarietà”.

“Abbiamo i salari più bassi (d’Europa ndr) e siamo il paese che ha investito meno in innovazione e in ricerca. Siamo in una situazione salariale e di precarietà del lavoro che non ha confronto in Europa”, ha sottolineato Landini.

Il fatto su cui “bisogna fare i conti è che se voglio aumentare i salari bisogna investire sulla qualità del lavoro e non sulla precarietà del lavoro. In Italia è passata questa logica invece: nel nostro paese non solo abbiamo i salari più bassi ma siamo il paese che ha investito meno in innovazione e ricerca. E non a caso la situazione non è uguale dappertutto” ma cambia a seconda delle imprese, ha detto il leader della Cgil.

Sul lavoro dipendente c’è un problema di pressione fiscale troppo alta e sottolinea che non è normale che la rendita di impresa sia tassata meno del lavoro dipendente. “Il peso fiscale di questo paese – dice – grava su chi sta peggio oltre ad avere un livello di evasione fiscale è fuori di testa. Non bisogna più pensare che il lavoro dipendente è la macchina da mungere”. “È il momento – afferma Landini- di un cambiamento. Il nostro problema non è aumentare una tantum i salari. Abbiamo un problema strutturale, i salari si sono ridotti. I 200 euro una tantum sono un segnale ma non sono sufficienti. Con l’inflazione se ne è andata la tredicesima per chi ce l’ha”.

“Tutti richiamano l’accordo del 1993 – prosegue Landini – vorrei ricordare che quell’accordo per portare l’Italia in Europa si fondava sulla moderazione salariale, su un patto in cui i salari non potevano aumentare oltre l’inflazione. Ma vuol dire che i salari saranno sempre più bassi e che non redistribuisci mai la ricchezza che hai prodotto. Serve un aumento strutturale dei salari. Nel nostro paese abbiamo sempre pensato che lo sviluppo si potesse fare a prescindere dalla qualità del lavoro e dalla qualità dei salari. Oggi le persone pur lavorando sono povere”.

Landini ha sottolineato che la contrattazione aziendale non copre più del 20/30% dei lavoratori italiani perchè ci sono molte piccole e piccolissime imprese. “Lo strumento fondamentale per redistribuire – dice – è il contratto nazionale di lavoro. Bisogna aumentare i salari reali a partire dal rinnovo dei contratti. Ci sono categorie che sono da otto anni senza il rinnovo dei contratti. Sono aumentati i contratti pirata perchè non c’è una legge sulla rappresentanza”. Per questo dice il capo della Cgil, il salario minimo servirebbe, bisogna agire su “contratti, fisco e legge sulla rappresentanza che recepisca anche il salario minimo nel nostro paese”.

A cura di Televideo – Foto Imacoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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