La diciottesima inizia e l’Inter conferma immediatamente il ruolo di capolista sbancando Salerno; roba da poco di questi tempi, ma la possibilità di affrontare i granata senza la giusta concentrazione c’era eccome ed i nerazzurri ci sono passati sopra come un caterpillar.
La Salernitana sta passando un momento pessimo e non solo in campo visti i problemi societari, che si abbattono sulla squadra, dove il solo Ribéry dimostra di essere un professionista ed un campione vero, mentre il resto, a partire dal tanto decantato Simy, pare finito in un film di Dario Argento, nella parte della vittima!

Nel venerdì sera, anche la Lazio fa il proprio dovere, finalmente, liquidando un Genoa sempre in ambasce, in campionato; gli uomini di Sarri fanno la partita, lasciando ai rossoblù solamente le briciole, e chissà se anche la pochezza rossoblù sarà giustificata dal Presidente Zangrillo (!?!?!?), dando la colpa ai media.

Apertura con il botto, anzi veri e propri fuochi d’artificio, pure nel sabato, con la Roma che sbanca, a sorpresa, Bergamo.
Gasperini alla fine si arrabbia per l’annullamento del 2-2, ma l’Atalanta è stata ben distante da quella solita, mentre Mou ha finalmente proposto una Roma partita a mille e poi bravissima a sfruttare tutte le occasioni capitate.

Anche la Juve approfitta delle occasioni che il Bologna le concede, riaffiancando immediatamente i giallorossi in classifica; alla fine il tecnico bolognese parla di partita persa immeritatamente, ma nel calcio tenere di più palla conta zero, dato che ciò che conta è buttarla nel “sacco” altrui.
In serata il Cagliari tenta di conquistare i tre punti per staccare il Genoa e sperare in un eventuale passo falso dello Spezia, ma trova un’Udinese di tutt’altra idea e per i sardi è notte fonda, o per meglio dire, sprofonda.
In questo stato salvarsi sembra al momento impresa impossibile e chissà se a farne le spese sarà Mazzarri che, se non sbaglio, era arrivato dopo la firma su di un oneroso contratto pluriennale; non il solo errore compiuto dalla dirigenza sarda, cui la risicata salvezza della stagione passata evidentemente non ha insegnato nulla.

La domenica parte con un Fiorentina-Sassuolo, anch’essa da botti di Capodanno, con i neroverdi che vanno sul doppio vantaggio ma poi non basta un monumentale Consigli per portarsi in Emilia i tre punti; lo spavento è grande per la Viola, ma con un Vlahovic, ed un Torreira, così, il sogno europeo non è solo una chimera, a patto di evitare alti e bassi così evidenti anche nel corso dei soli novanta minuti.
Ci si calma nel dopo pranzo, con Spezia ed Empoli che si dividono la posta di …. Autorete! I toscani hanno maggiore possesso palla e tirano di più in porta, ma i ragazzi di Motta questa volta riescono a conquistare un punto prezioso.

Prezioso come quello che il Venezia conquista nella Genova sampdoriana; sotto dopo quaranta secondi e dopo aver rischiato più volte di subire ancora, gli arancioneroverdi trovano il pari a tre minuti dalla fine, lasciando i ciclisti a meditare sui troppi errori commessi.
Errori che non commette il Toro contro un avversario difficile come il Verona, che rimane in dieci dopo venti minuti, subisce il gol decisivo, ma non molla mai sino al triplice fischio finale, sfiorando un pari che non sarebbe neppure stato così demeritato.
A chiudere la giornata ci pensano Milan e Napoli, ovvero la partita delle “assenze” dato che entrambe sono largamente rimaneggiate, cosa che nelle ultime settimane ha inciso fortemente sui loro risultati.

Il Napoli parte forte e dopo cinque minuti arriva il gol che deciderà la partita, mentre il Milan fatica e come in altre occasioni troverebbe la quadra nel recupero, ma il VAR vanifica il gol di Kessié, che permette alla formazione di Spalletti di affiancare i rossoneri a quota trentanove.
Così ad un turno dalla fine dell’andata, l’Inter è campione d’inverno, meritatamente per quello che si è visto sino ad ora, ma per i commenti aspettiamo il turno infrasettimanale, l’ultimo del 2021.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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