Rimaniamo ad essere una casa editrice con la deontologia del suo fondatore. Indipendente che dal 1959 non ha mai usufruito di un contributo governativo, benche’ ne avessimo pieno diritto. Ma essere controllati dalla moralita’ della politica o condizionati ideologicamente da un partito di maggioranza non ci ha mai convinto per il solo fatto di reperire fondi monetari. Eppure meriteremmo per l’informazione che raccontiamo un aiuto di sostentamento di crescita e sviluppo.
Il sistema mediatico deve cambiare, eccome, raccontare solo la bella storia a livello di gossip certamente premia, ma e’ un dramma sociale che porta alla amoralita’ di certa stampa.
Se non si torna all’autenticita’ della notizia, un giornale non potra’ avere un corpo, ma solo una cornice che mimetizza la falsa idea del lettore. Il palcoscenico pubblico, il lettore legge troppo spesso notizie manipolate che riguardano piu’ la vita privata dei soggetti sbattuti in prima pagina che di quella pubblica.

La scena editoriale, in alcuni tratti e’ diventata oscena che fa corto circuito, che tenta di distorcere le valutazioni, senza fare il salto di qualita’ come se la memoria dei nostri padri letterari sfumasse nel nulla.

Forse ha ragione Di Maio, dopo i duri attacchi alla prima cittadina di Roma, Virginia Raggi sul caso nomine, poi assolta con formula piena, nel definire alcuni giornalisti sciacalli o prigionieri di alcuni poteri forti.

La vera piaga di questo Paese per il ministro del Lavoro “è la stragrande maggioranza dei media corrotti intellettualmente e moralmente. Gli stessi che ci stanno facendo la guerra al governo provando a farlo cadere con un metodo ben preciso: esaltare la Lega e massacrare il Movimento sempre e comunque”.

Di Maio parla di “pagine e pagine di fake news, giornalisti di inchiesta diventati cani da riporto di mafia capitale, direttori di testata sull’orlo di una crisi di nervi”. “Presto – scandisce – faremo una legge sugli editori puri, per ora buon Malox a tutti”. Poi ai microfoni del Tg1 torna sulle sue parole contro i giornalisti. “Sono toni giustificati verso una parte della stampa”, che ha pubblicato “una serie di balle che si rivoltano contro chi le ha raccontate” dice Di Maio.

La speranza e’ quella che tra gli editori puri ci sia anche il nostro nominativo, visto che ci consideriamo piccoli, ma veri; e, questa, e’ una nostra prerogativa che abbiamo lasciato sempre in vita nello scorrere del tempo. Oltre sessant’anni d’informazione avranno pure un significato per il paese e per oltre 10 milioni di lettori che sono interessati al nostro lavoro.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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