ergastolo

Due anni e otto mesi di reclusione per Giovanni Buccolieri, il fioraio di Avetrana accusato di aver mentito a investigatori e magistrati negando di aver assistito al sequestro di Sarah Scazzi da parte della cugina Sabrina Misseri e della zia Cosima Serrano. Le due donne sono state già condannate a titolo definitivo all’ergastolo per l’omicidio della studentessa quindicenne strangolata ad Avetrana il 26 agosto del 2010.

La sentenza di primo grado nei confronti del testimone chiave del delitto è stata pronunciata dalla giudice monocratica Elvia Di Roma, che ha condannato a due anni di reclusione anche un altro imputato, Michele Galasso, l’amico con cui il fioraio avrebbe concordato al telefono la versione del sogno da riferire agli investigatori. Prima della sentenza Buccolieri aveva depositato una memoria difensiva di due pagine in cui sostiene di essere stato suggestionato dall’attenzione che i media hanno riservato alla vicenda.

Durante il processo, tuttavia, il fioraio non si è sottoposto a interrogatorio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Il pubblico ministero Mariano Buccoliero ha chiesto il massimo della pena, quattro anni di reclusione, perché il fioraio avrebbe potuto aiutare gli investigatori a risolvere un caso delicato come l’omicidio di una quindicenne e invece ha continuato a sostenere la tesi del sogno.

Il 9 aprile del 2011 Buccolieri raccontò ai carabinieri con dovizia di particolari di aver assistito al rapimento. Due giorni dopo cambiò versione riferendo di aver soltanto sognato la scena. Disse di aver visto Sarah triste e sconvolta per strada e poi sopraggiungere la Opel Astra di Cosima Serrano, che intimò alla nipote Sarah con tono minaccioso di salire in auto strattonandola.
Aggiunse di aver notato sul sedile posteriore dell’auto un’altra sagoma femminile, con i capelli legati, che si abbassava mentre Sarah saliva a bordo. Che non si sia trattato di un sogno è scritto anche nelle sentenze dei processi celebrati davanti alle Corti di assise, in primo e secondo grado, e confermate dalla Cassazione a febbraio 2017.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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